di Filomena Baratto
Il periodo d'isolamento vissuto in casa ha fatto disastri su tutti i fronti. Un versante poco esplorato, di questo periodo, è quello delle relazioni. Molti, alla fine, si sono lasciati con un messaggio che diceva pressappoco così: “Non provando la tua mancanza in questo periodo di lontananza, credo sia meglio lasciarci”. Già il fatto di comunicarlo tramite messaggistica rende l’azione più avvilente di quello che è. Chi prima della quarantena era abituato ad avere una relazione ricca e varia col partner, durante la prigionia avrà sofferto molto. All’inizio erano messaggi rassicuranti, poi, tornati alla normalità, puntuali sono arrivati quelli in cui si diceva che il rapporto finiva lì e proprio da chi inizialmente rassicurava l’altro. Restare a casa ha incrementato la vita online, più adatta al momento. Molti subito hanno rimpiazzato le mancanze con la vita virtuale. E in questo gioco e scambio di situazioni è stato naturale fare i conti anche con i sentimenti, facendo una disamina della nostra vita affettiva. Ci si è accorti che è importante ciò che desideriamo e che non dobbiamo sempre misurare le azioni dell’altro nei nostri confronti. Molti rapporti si sono rivelati vuoti, inconsistenti, altri solo di facciata, altri appena esistenti. C’è chi ha trovato il coraggio di lasciare la persona amata che già da qualche tempo avrebbe mollato. Fermarci ha permesso di cogliere molte sfumature della nostra vita che la quotidianità aveva reso abitudinarie.
L’analisi sul nostro stato affettivo e relazionale, in molti casi, ha avuto un epilogo poco elegante, fatto di un freddo messaggio. E’ stata la paura di non farcela, il fatto di non essere sicuri, la probabilità che forse ci si lasciava temporaneamente per poi ritornare insieme? Chissà, ma il modo in cui è avvenuto la dice lunga sullo stato della relazione, anche prima che volgesse al termine. Se per un verso non si ha il coraggio di guardarsi negli occhi per dirsi addio, dall’altro è meglio evitare lo sguardo di chi non merita più nemmeno un confronto. Di sicuro l’amore non si spiega e certe cose si capiscono, anche se non ci vengono dette. E allora già prima c’erano avvisaglie di un rapporto tiepidino e che non abbiamo saputo cogliere o non abbiamo voluto e, non accettandone la fine, continuiamo a dire che ci è caduto addosso come un fulmine a ciel sereno. Forse il cielo era già grigio, ma noi ci ostinavamo a vederlo azzurro. A volte si è complici anche in quelle azioni che sembrano appartenere solo al partner. L’altro non parla, io non dico, l’altro non si spiega, non capisco perché debba farlo io e così via. Bisogna avere sempre il coraggio di leggersi fino in fondo e chiamare le cose per nome. E se l’altro non ci interessa più, lasciarlo con un messaggio può sembrare uno sforzo notevole. Non è così. Quando ci si lascia, è bene non perdere di vista la dignità della persona. Non si può disprezzare o odiare l'altro per il fatto di non stare più insieme. L’epilogo di una storia ci permette di comprendere il tipo di rapporto che abbiamo avuto, un’esplorazione che ci dà la misura di chi siamo e cosa vogliamo. E poi mai aspettarsi tutto dall’altro. Ne siamo una parte attiva e di grande responsabilità. Più che chiederci “chissà se mi ama”, dovremmo capire il nostro impegno profuso. Spostando l’asse su di noi, non dobbiamo più interpretare l’altro, solo metterci in discussione. I fatti parlano per noi e sono inconfutabili, mentre le parole assumono caratteristiche sempre diverse. La costrizione a restare a casa ci ha fatto riflettere sulle cose realmente importanti: quelle cui teniamo e quelle di cui possiamo fare a meno. E allora, quando ci si è resi conto del vuoto intorno, è bastato uno scritto per dire basta. Quanti rapporti procedono per inerzia. Chiediamoci di quale impegno siamo capaci, come ci manifestiamo all’altro e come ci sentiamo quando siamo insieme, com'è cambiata la nostra vita. Molti rapporti si basano sulla paura: di restare soli, di non farcela, di non essere autonomi. Altri sull’incapacità di capire quello che ci fa stare bene. Ogni domanda implica un’indagine che non sempre siamo pronti a condurre. Ognuno cerca qualcosa in un rapporto ed è difficile un’unione d'intenti. Al di là delle motivazioni che inducono a lasciare la persona amata, non bisogna mai opporsi a un rifiuto, mai ostacolarlo temendo l’abbandono. L’amore non vuole costrizioni, è uno stato di grazia. Quando si tratta di quello vero, che arriva di solito senza preavviso, non facciamo alcun pronostico o conto. In tutte le altre situazioni è più una combinazione di fatti da cui non sappiamo scioglierci. E così come viene, allo stesso modo l’amore può andar via. Solo che nel frattempo le abitudini hanno alzato muri e pareti diventati invalicabili e si reagisce come a un nemico da combattere, poiché lede quella tranquillità interiore acquisita che molto spesso scambiamo per amore.
Fortunatamente, nel periodo di prigionia, sono sopravvissuti quegli amori forti e indissolubili, che la quarantena ha rafforzato. Come diceva La Rochefaucauld “La lontananza spegne i piccoli amori e accresce le forti passioni”.
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