Che non si sia trattato del solito Natale lo sappiamo bene tutti, ma chi si aspettava
che potesse diventare il Natale più sentito, più autentico, più spirituale degli ultimi
anni?
Intanto, già solo guardando i presepi, ci siamo accorti del cambiamento: molti di essi
si sono notevolmente rimpiccioliti e adattati alla realtà che stiamo vivendo.
Sembra, infatti, che riflettano l'atmosfera austera dei nostri giorni e le restrizioni
imposteci dal Covid 19.
Scene e personaggi si sono drasticamente ridotti: pochi pastori per le strade deserte,
qualche angelo ad annunciare la lieta novella e al centro la capanna con i veri
protagonisti della Natività ossia Giuseppe, Maria e il Bambino Gesù.
Tutto si è ridotto all'essenziale e l'interesse si è focalizzato sulla Sacra Famiglia.
Una famiglia, quella di Maria e Giuseppe, come tante dei nostri giorni: marito e
moglie preoccupati per il loro futuro perché in cammino in una situazione incerta e
in condizioni di salute precarie, lontani da parenti e amici. Entrambi chiedevano
aiuto ma non tutti erano disposti a darglielo, anzi la gente li allontanava, perché
poveri e sconosciuti, ma loro non si scoraggiavano, perché in loro era forte la fede
nel progetto di Dio.
Camminavano verso Betlemme lentamente, perché a piedi, supportati solo da un
asino; non erano assillati dalla voglia di comprare vestiti o di procurarsi cibo, per
organizzare cenoni o pranzi succulenti; non si preoccupavano di acquistare regali per
amici e parenti né di partecipare a riunioni o feste; non erano ossessionati
dall'aspetto fisico o esteriore perché non intendevano apparire diversi da quello che
erano ovvero persone umili, povere e rispettose delle leggi dell'Impero.
Anche noi quest' anno, come loro, abbiamo camminato lentamente verso il Natale
per il divieto di circolazione al di fuori della zona di appartenenza; anche noi non
abbiamo fatto i soliti sfrenati acquisti per la chiusura dei negozi; non ci siamo
procurati i regali per parenti e amici per l'impossibilità di raggiungerli né abbiamo
potuto fare assembramenti in luoghi pubblici; non abbiamo potuto frequentare
palestre o centri di bellezza né fare sfoggio di alcun genere.
Tutti, per gioco-forza, abbiamo dovuto rallentare il ritmo frenetico delle nostre vite e
così ci siamo rimpadroniti del tempo e perciò abbiamo avuto più momenti per noi...
per riflettere sugli accadimenti, presenti e passati.
Costretti all'interno della nostra cerchia familiare, abbiamo potuto guardare ciò che
ci circonda con occhio diverso e abbiamo imparato a cogliere l'essenziale, invisibile
agli occhi distratti.
Liberati dall'ossessione della fretta, dal convenzionale e dall'abitudinario, abbiamo
rotto gli schemi mentali ai quali ci eravamo adattati e, nella strana situazione del
momento, tutto ci è apparso diverso... quasi nuovo.
Ci siamo riscoperti più umani, più attenti alla sofferenza nostra e degli altri e più
partecipi alla vita sociale e politica del paese. Ci siamo sentiti tutti più fragili e più
fraterni, esposti, in ugual misura, agli attacchi di un nemico invisibile contro il quale
non è facile combattere.
Paradossalmente, questa pandemia ci ha uniti e ci ha resi più forti tanto che non ci
turbato la nascita anzitempo del Bambino Gesù, imposta dalle regole anticontagio,
ma la condizione di Maria e Giuseppe.
In questa situazione triste e affliggente abbiamo compreso il messaggio di coraggio,
di fede e di speranza che ci viene dalla capanna.
E così, sospinti più dalla riflessione e dalla preghiera che dal consumismo e dal
formalismo, abbiamo vissuto il vero Spirito del Natale... un Natale semplice, intimo,
sobrio, sereno e solidale.
Di certo, questo Natale non è stato il solito Natale e difficilmente lo dimenticheremo.
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