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domenica 4 luglio 2021

Un evento per salutare i docenti emeriti del liceo Salvemini

Sorrento - Lasciano la cattedra Lello Ingenito, Antonino Siniscalchi, Rita Lauro, Marianna Staiano, Stefania De Simone, Maria Rosaria Maliardo, Anna Pascucci e Ulderico Matrone «Grazie della bellissima serata e di aver realizzato il mio sogno di una comunità educante eccellente, ma anche unita, coesa e piena di amore». Il commento conclusivo della dirigente Patrizia Fiorentino alla conviviale gioiosa che ha caratterizzato la serata, organizzata per il saluto ai docenti emeriti Lello Ingenito, Antonino Siniscalchi, Rita Lauro, Marianna Staiano, Stefania De Simone, Maria Rosaria Maliardo, Anna Pascucci e Ulderico Matrone, riassume il significato di un appuntamento particolarmente emozionante per il Liceo Salvemini di Sorrento, istituzione con una storia lunga oltre cinquant’anni. Una istituzione che ha contribuito alla crescita umana e culturale di tante generazioni di studenti che si sono succeduti tra i banchi della sede di via Sant’Antonio e, prima ancora, nella location storica di via Sersale. Lasciano la cattedra docenti che hanno contribuito con serietà e professionalità alla evoluzione di una scuola che rappresenta l’orgoglio della penisola sorrentina, a cominciare da Maria Rosaria Maliardo, trentatré anni di permanenza nell’insegnamento di Matematica e Fisica, come Catello Ingenito, approdato al Liceo Salvemini nel 1991, insieme ad un altro docente di lungo corso, Antonino Siniscalchi di Scienze motorie. Ventisette, invece, gli anni di permanenza nella cattedra di Lettere per Marianna Staiano. Emozionati, ovviamente, ma consapevoli di aver dato alla scuola impegno e sostegno anche gli altri «emeriti», Rita Lauro, docente di Storia dell’Arte, Anna Pascucci (Scienze), Stefania De Simone (Scienze motorie) e Ulderico Matrone (Storia dell’Arte).

 

Un evento, quindi, gioioso, ospitato nella suggestiva location di «Giosuè a Mare», sulla spiaggia di Meta, con Rossana De Nicola e Fabiola Parisi nella orgogliosa funzione di «Maste ’e festa». Divertenti anche le parodie ideate da Imma Staiano, ispirandosi alle caratteristiche funzioni dei singoli docenti svolte nel corso delle rispettive carriere al Liceo Salvemini. Una nota da non sottovalutare, infine, l’introduzione ai singoli interventi di una serata gioiosa, divertente e ricca di significati, la dedica ai docenti “emeriti” del Liceo Salvemini. «Certo che – è stato sottolineato - andare in pensione è una bella avventura, un traguardo importante per leggervi dentro più significati. Non si sa veramente se essere felici o dispiaciuti; questo dipende dalla distanza con cui si guardano le cose. Il pensionamento da vicino sembra bellissimo, attraente, desiderabile, ma visto da lontano è solo l’abbandono delle competenze acquisite, solitudine sociale, un tramonto dopo una splendida giornata di sole. Nel giorno del pensionamento il ricordo si allunga sull’intera carriera, si inizia a ricordare la prima volta in classe con tutti gli sguardi degli alunni, la paura di ricoprire un ruolo di così grande responsabilità. Il ricordo poi passa alle tappe fondamentali della carriera, alla scuola che ti ha segnato, ai tanti successi e insuccessi, ai bilanci più o meno positivi. Ne scaturisce un misto di nostalgia e menefreghismo che si si tramuta in un sentimento strano fatto di voglia di continuità ed una vaga certezza che questa non ci sarà. Al di là di queste riflessioni, cari colleghi, oggi vogliamo salutarvi dicendovi quanto siete stati preziosi per la nostra scuola e per tutti noi. La serietà, l’impegno, la professionalità e soprattutto la carica umana con cui avete affrontato il vostro lavoro hanno arricchito la nostra quotidianità rendendola migliore. Il pensionamento sia dunque per voi un nuovo inizio e non vi auguriamo di riposare, che per quello c’è l’eternità, ma di stancarvi molto nel fare solo le cose che amate e che avete sempre dovuto rimandare. Nella piena, sincera ed affettuosa condivisione di questo momento vi auguriamo un futuro veramente felice. I Colleghi». Felicitazioni, quindi, per quanti si avviano ad altri «incarichi» lasciando anche con una sottile tristezza, ma prevale la consapevolezza che «gli uomini passano e le istituzioni restano».

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