Vico Equense - Domani ricorre l’anniversario del sisma del 23 novembre 1980. Una scossa di 90 secondi cancellò dalla carta geografica interi paesi seminando distruzione e morte. Sono passati 41 anni dal quel terremoto che ha segnato in maniera indelebile i territori di Campania e Basilicata, seppellendo intere famiglie. Circa 3.000 i morti e un danno economico di oltre 26 miliardi di euro. Chi c'era, quel giorno ricorderà per sempre l'ora della scossa, le 19:34. E cosa faceva in quel momento. A quei tempi i canali tv si contavano sulle dita delle mani e a quell'ora la Rai trasmetteva un tempo di una delle partite della serie A giocate nel pomeriggio. Chi ne aveva approfittato per una gita fuori porta non poté non notare l'anomalia di una giornata calda, troppo calda per quella stagione. La terra tremò in Campania e Basilicata, con epicentro in Irpinia, per circa 90 interminabili secondi. Dopo quei 90 secondi d’inferno, niente fu più come prima. Qualche anno fa il quotidiano Metropolis dedicò uno speciale al sisma e riportò la storia di Carla Di Martino, che aveva da poco compiuto 15 anni ed era con la famiglia nel salone parrocchiale della Chiesa di San Ciro, quando scoppiò l’apocalisse. “Cercammo di uscire – spiega – ma sembrava di vivere un incubo. Le scosse ci riportavano dentro il salone. Era come se stessimo su una giostra dell’orrore. Purtroppo non si trattava di uno scherzo era tutto vero… Mentre scappavo sentii come una puntura alla gamba. Non ci feci caso, perché ero impegnata a correre più veloce che potevo. Dopo un po’ mi toccai e vidi del sangue. Non mi rendevo conto di quello che era successo. Quel dolore era dovuto ad una scheggia della sfera in metallo sulla quale era poggiata la croce della chiesa di San Ciro. Mia mamma – aggiunge Carla – vide la sfera cadere davanti a noi. Si spaccò e un pezzo mi colpì alla gamba. Qualche metro in più e sarebbe andata diversamente”. Nella nostra Città non ci furono decessi, ma subì danni di notevoli proporzioni. 1006 persone rimasero senza una casa. 25 edifici non recuperabili, crollati o parzialmente distrutti. 530 persone furono ricoverate in albergo. 11 strutture alberghiere requisite. Famiglie in appartamenti requisiti: 125. Edifici scolastici lesionati e dichiarati inagibili: 3. L’Ospedale “De Luca e Rossano” distrutto. Demolita anche la casa di riposo per anziani “Luigi De Feo”. Gravissimi danni per l’Istituto Santissima Trinità e Paradiso. Una situazione catastrofica che non riuscì a piegare la volontà e la capacità di lottare della gente.
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