Sant'Agnello - È atipico il presepe della nostra parrocchia fatto quest’anno in chiesa. Chi entra e guarda all’altare, coglie immediatamente la presenza della sacra famiglia. Spiccano, difatti, al centro Maria e Giuseppe che, estasiati, guardano amorevolmente il loro neonato, ma poi null’altro: non ci sono pastorelli, né angeli, né casette o sentieri. Nulla del tradizionale presepe. Chi non ha seguito la Novena di Natale non può capirne il motivo e resta spiazzato di fronte a questa scena e alla presenza tutto intorno alla sacra famiglia di sagome di animali stranamente accostate e sparse ovunque, a destra a sinistra e persino davanti all’altare. Vien da chiedersi: Come può un lupo stare accanto agli agnelli? Come può il leopardo giacere col capretto? Come possono stare insieme il vitello, il giovane leone e il bestiame ingrassato? E come possono pascolare insieme la vacca e l’orsa con i loro piccoli, mentre il leone mangia lo strame come il bue? E ancora che fa quel neonato sul buco dell’aspide? Come può stendere la mano sul covo del basilisco? Cha cosa sarà mai tutto questo? Solo con la lettura delle spiegazioni riportate nel foglio di presentazione dell’opera, è possibile svelare l’arcano: trattasi di un presepe simbolico che rappresenta il sogno di Dio. Durante la Novena di Natale don Antonino ha trattato il tema del sogno, attraverso la lettura e le riflessioni del racconto della “ Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare” che finisce con la realizzazione del desiderio di Zorba che era quello di far volare la gabbianella.
I sogni sono desideri che con volontà e impegno possono realizzarsi, ma “Vola davvero solo chi osa farlo”e di questo si continua a parlare in questo presepe. Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di sognare, di pensare in positivo, di favorire la pace e la serenità. Nel foglio di presentazione si legge: - Quest’ anno vorremmo regalarvi un Natale da sogno, un Natale che porti desiderio di pace, che faccia sognare un mondo migliore in cui ognuno possa ritrovare nuovo entusiasmo e nuovo slancio verso un futuro che ancora possiamo desiderare e realizzare. “Sono sempre i sogni a dare forma al mondo” ci siamo detti, durante la novena in preparazione a questo Natale, e, così, nel realizzare le scene rappresentate in chiesa, abbiamo sognato come fece un tempo Isaia. Le scene rappresentate difatti sono state tratte dal libro del profeta e sono un grande invito alla pace, in un periodo difficile e turbolento, ma in cui si sogna di ritornare alla bellezza e all'armonia di cui il Signore è il custode per tutto il mondo. Così è specificato nella presentazione: - Non ci sarà più violenza né spargimenti di sangue né da parte degli uomini né da parte degli animali. Il più forte, il più astuto, il più feroce (il leone, la pantera, l’ orso) potrà mettere a disposizione queste proprie caratteristiche, non per far del male, ma al contrario, per aiutare i più fragili e i più deboli, così come il lato oscuro di ognuno di noi può anche generare del bene se usato con spirito solidale, per costruire e non per distruggere . Allo stesso modo i più fragili, i più indifesi, potranno insegnare ai più forti l’arte della dolcezza e della tenerezza in uno scambio di talenti che ben s’incastrano per un’umanità in cerca di pace, immersa in un’armonia profonda. Nessuno predomina, ma tutti collaborano per il bene altrui. Comincia così a essere chiaro il messaggio che viene da questo strano presepe: è un deciso invito a “ desiderare e agire, superando i limiti personali, per ricreare un nuovo equilibrio di pace e amore, in famiglia, in comunità, dovunque”. E cosa c’è di più bello nell’ammirare un presepe se non sentire il desiderio di pace che il Bambino Gesù è venuto a portarci? Se lo scopo dei presepi di oggi è questo, credo che qui, da noi, ai Colli di Fontanelle, si sia colto nel segno: lontani dalla tradizione pedissequamente vissuta, il fedele è chiamato a riflettere sull’essenzialità della Natività che ci ricorda l’infinito amore di Dio per l’umanità, resisi concreto nell’incarnazione del Figlio venuto tra noi per insegnarci il perdono e per farci pensare seriamente a una vita nuova.
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