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sabato 23 aprile 2022

I grandi chef, il gelato, il provolone e la pizza al metro. Le delizie di Vico Equense sul Corriere della Sera

Vico Equense - Oggi Luca Bergamin del Corriere della Sera dedica un lungo articolo alle tante delizie di Vico Equense. Il mare, il Faito, il castello Giusso e tanta arte fanno da contorno agli illustri chef che hanno fatto delle eccellenze gastronomiche la loro religione. Questo, infatti, è il comune italiano in cui si mangia meglio in assoluto. E non soltanto per la nascita e permanenza in questa città di tanti chef stellati, premiati e rinomati, - Peppe Guida dell’Antica Osteria Nonna Rosa, Gennaro Esposito della Torre del Saracino, di Danilo Di Vuolo e Antonino Cannavacciuolo - ma anche e soprattutto per la semplicità e naturalezza con le quali si fanno da sempre cose buone, fresche e genuine da mangiare, che viene tramandata da una generazione all’altra. Liberato e Raffaele Cuomo, ad esempio, hanno fatto della Gelateria Gabriele la più sublime cremeria italiana: la loro delizia al limone, quella pastiera che è diventata anche un gusto da leccare sul cono, dal 1968 a oggi è un’istituzione dolciaria. «Il clima, la posizione geografica, la lunga tradizione casearia, la serenità e aria di vacanza palpabili — dice Liberato — rendono naturale esaltare i sapori del territorio. È come se noi trasformassimo in gelato i nostri ricordi di bambini, quando alle feste si creavano statue di burro». I fratelli Tommaso, Emanuele e Mario De Gennaro le memorie del loro padre Fernando e degli avi le hanno riunite in un Museo nel quale spiegano il significato profondo della passione locale per il formaggio:


 

«Siamo il più antico caseificio della Campania, quindi abbiamo sentito il dovere di testimoniare la storia di questo artigianato alimentare riunendo gli strumenti di produzione — spiega Tommaso —. Siamo arrivati alla quinta generazione, rispettiamo le ricette classiche del Provolone del Monaco e innoviamo con quello speziato e il cacio limone». Un’altra storia ghiotta che si svolge tuttora a Vico Equense è quella della pizza al metro, più soffice, lunga anche 200 centimetri, cotta in grossi forni dalla famiglia del fondatore Gigino Dell’Amura: «Ci considerano e chiamano l’Università, forse perché abbiamo insegnato a tanti questa arte — dice Giovanni Rivieccio, l’attuale direttore —, e perché siamo veloci a servire le centinaia di persone che vengono a sedersi nella sala arredata ancora come negli anni ’70 e nel nostro giardino». Vico Equense è proprio così, accoglie tutti e li sfama di bellezza.

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