Vico Equense - Sono passati 77 anni dalla fine della guerra, e dalla liberazione dal nazifascismo, avvenuta anche grazie all'eroismo di uomini e donne della nostra Resistenza, e un'altra guerra deflagra da due mesi sull'uscio di casa nostra: là in Ucraina. Irpin, Mariupol, Kharkiv sono i fronti di un'altra geografia di Resistenza. Il che conferisce a questo nostro 25 aprile un significato di tragica attualità. “È una data simbolica, voluta ed istituita da De Gasperi, conosciuta anche come Anniversario della Resistenza, ed oggi più che mai va dedicata ai tanti partigiani e alla resistenza di ogni fronte del mondo” ricorda Maurizio Cinque, leader dell'opposizione in consiglio comunale a Vico Equense. La decisione di scegliere il 25 aprile come “festa della Liberazione” (o come “anniversario della Liberazione d’Italia”) fu presa il 22 aprile del 1946, quando il governo italiano provvisorio – il primo guidato da Alcide De Gasperi e l’ultimo del Regno d’Italia – stabilì con un decreto che il 25 aprile dovesse essere “festa nazionale”. La data fu fissata in modo definitivo con la legge numero 269 del maggio 1949, presentata da De Gasperi in Senato nel settembre 1948. Da allora, il 25 aprile è un giorno festivo, come le domeniche, il primo maggio, il giorno di Natale e da alcuni anni la festa della Repubblica, che ricorre il 2 giugno. La guerra in Italia non finì il 25 aprile 1945, comunque: continuò ancora per qualche giorno, fino agli inizi di maggio. “Allora come oggi, - conclude Maurizio Cinque - la libertà e la pace vanno conquistate combattendo, impugnando le armi contro i prepotenti e difendendo i propri cittadini. La liberazione è per tutti”.
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