La morte del 49enne in pronto soccorso. L'azienda sanitaria: saremo parte civile. Cgil e Uil attaccano: «Colpe scaricate solo sul personale, è benzina sul fuoco»
di Fiorangela d'Amora da Il Mattino
IL CASO
Castellammare di Stabia - «In assenza di fatti accertati, annunciarsi parte civile è fuori luogo e intempestivo. Così si apre una caccia alle streghe». Stavolta a parlare sono i sindacati, dopo la tragica morte del 49enne stabiese Mario Buono, che il 20 settembre scorso è stato colpito da infarto mentre era nella sala d'attesa del pronto soccorso, chiuso in quei minuti per sanificazione dopo un caso Covid. Nell'annunciare l'indagine interna Giuseppe Russo, direttore generale da due mesi dell'Asl Napoli 3 Sud, aveva anticipato che l'azienda si sarebbe costituita parte civile nell'eventuale processo. Quindi contro i propri medici e al fianco della famiglia di Buono, deceduto nell'ospedale San Leonardo.
LA POLEMICA
«Un evento drammatico, siamo tutti sgomenti - precisa Giosuè Di Maro, segretario Cgil funzione pubblica area metropolitana - le indagini le fa la magistratura e se emergessero responsabilità è giusto perseguirle, ma seguire l'onda dell'emotività è sbagliato». «Mi chiederei - prosegue Di Maro - come mai dopo due anni e mezzo ancora si chiudono i pronto soccorso per sanificazione. È certo che ci sia bisogno di una riorganizzazione più flessibile, il caso stabìese non è il primo, di questo il direttore generate è a conoscenza. Dovrebbe assumersi le sue responsabilità e verificare le procedure in atto». Il pronto soccorso del San Leonardo raccoglie un bacino d'utenza di 200mila abitanti, registrando nei giorni di maggiore affluenza fino a 150 accessi. Il personale medico e infermieristico lavora sotto una pressione costante, aggravata dalla decisione aziendale di contrapporsi ai suoi stessi dipendenti. «Mi sembra che si voglia gettare ulteriore benzina sul fuoco. Psicologicamente andare a lavoro sapendo che il tuo datore di lavoro è a prescindere contro, significa creare uno scollamento tra l'azienda e il suo capitale umano, cancellare il patto sociale tra le parti». Carmine Esposito della Uil è d'accordo: «Scaricare le colpe sul personale, senza una preventiva inchiesta interna aziendale, non è certo corretto per un'Asl che ha piena contezza della carenza di sanitari, come gli internisti ad esempio proprio in pronto soccorso. Alle voragini di organico oggi sopperiscono soprattutto i chirurghi, con la conseguente riduzione di interventi». Esposito chiede all'azienda di analizzare anche le proprie colpe. «Bisognerebbe chiedersi che fine hanno fatto gli internisti che operavano nei vari pronto soccorso chiusi in questi anni. Castellammare è rimasto l'unico aperto e passare da eroi a colpevoli, puntando il dito solo sulle responsabilità personali dei medici e degli infermieri, non è certo corretto».
LE INCHIESTE
Intanto sono due le indagini in corso. Quella interna con la commissione d'indagine che ascolterà il personale in servizio quella tragica sera e i dirigenti medici la prossima settimana. Per la magistratura il pm Giuliano Schioppi del Tribunale di Torre Annunziata, emetterà nelle prossime ore gli avvisi di garanzia e disporrà l'autopsia sul corpo del 49enne. A fare la sua parte anche la politica: il caso arriverà in consiglio regionale. «Bene la costituzione parte civile dell'Asl, - dichiara il consigliere Francesco Emilio Borrelli - presenterò un'interrogazione in Consiglio per chiedere che sia fatta luce su quanto accaduto. Un atto dovuto verso la famiglia».
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