Il consigliere regionale apre al campo largo: «Deve essere ricostruito» E sul voto nei Comuni: «No a minestre riscaldate o capri espiatori»
di Vincenzo Lamberti da Metropolis
Massimiliano Manfredi, consigliere regionale del Pd ed ex parlamentare, parla del futuro del partito, delle primarie e dei Dem nell'area metropolitana. Manfredi come è secondo lei lo stato di salute del Pd adesso? Sull'altro che ottimale: veniamo da un commissariamento regionale e abbiamo avuto la possibilità di incrociare il commissario un mese prima delle elezioni, come gruppo regionale, senza però mai essere coinvolti. Le candidature alle Politiche, ad esempio, le abbiamo apprese dai giornali. Governiamo un'area metropolitana di 3 milioni di abitanti che ha espresso un solo parlamentare. Ora, però, dobbiamo fare i conti con il cambio di un quadro politico nazionale che vede l'anomalia di un governo di centrodestra pienamente legittimato. Bisogna perciò valorizzare i risultati dell'anione regionale e rimettere in campo una rete di alleanze larghe, foriere di successi che il partito nazionale ha trascurato consegnando il Pd a sconfitta certa». Parla del campo largo con i Cinque Stelle? «E' noto che alle Politiche non ho condiviso la scelta di andare al voto con una coalizione ristretta. Il primo motivo è che non avendo avuto la forza di cambiare la legge elettorale e andare sul proporzionale si andava a perdere in tutti i collegi. Pur comprendendo che i Cinque Stelle si sono assunti la responsabilità di far cadere Draghi, noi abbiamo governato con loro tre anni e approvato insieme decine di provvedimenti. Se dall'altra parte va la Meloni, che era contro Draghi, è evidente che la situazione imponesse sia a noi che ai Cinque Stelle di superare le difficoltà e presentarsi insieme per evitare che vincesse la destra». Le primarie si faranno a febbraio: è già iniziata pero la corsa ai nomi. Bonaccini, Schlein, Nardella. L'appassiona? «Anzitutto il Pd avrebbe avuto bisogno di un percorso congressuale ricostituente. Non servono operazioni di maquillage, ma chiarire i limiti politici che ci portiamo da una sconfitta di cinque anni fa che abbiamo dimenticato».
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