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mercoledì 28 dicembre 2022

Basta demonizzare i maremmani del Faito

di Tiziana Adolescente, giornalista pubblicista freelance

Continuo a leggere articoli che criminalizzano i cani, i randagi (o presunti tali), i maremmani. Imprecisioni, inesattezze, esagerazioni. Quando non si tratta di vere e proprie proprie invenzioni. E la narrativa è sempre la stessa: “Sul Monte Faito è emergenza randagi aggressivi e affamati”. Ma siamo davvero sicuri che sia proprio questa la realtà? Ma siamo davvero sicuri che non ci sia - ancora una volta - la “manina” della propaganda politica (e di certo mondo “animalista”) dietro i “fatti” raccontati? Lo sanno tutti che a Monte Faito i Maremmani ci sono sempre stati. Lo sanno tutti che i Maremmani, il gruppo più numeroso, quello stanziale, quello “alla portata” di tutti, per intenderci, è un gruppo di animali di proprietà di un pastore, storica figura del Monte Faito che, con il suo gregge e con i suoi cani, da circa 60 anni pascola, vive e abita il Monte Faito e che, prima ancora di lui, la montagna veniva pascolata dai suoi predecessori con i loro animali. Lo sanno tutti. Anche quelli dalla memoria corta. Anche gli odiatori seriali dei maremmani che vorrebbero antropizzare il monte Faito a loro uso e consumo. Di questi cani, dei maremmani, la sottoscritta si prende costantemente cura dall’ agosto 2018, in aiuto e supporto al proprietario. E questi cani sono regolarmente alimentati, socializzati, curati e sterilizzati e, udite udite, microchippati.


E questi cani, vilipeso e offesi, ingiustamente di continuo tirati in ballo sui giornali e gettati in pasto all’eco mediatica e virale dei social network, tanto da avere ormai scatenato una irrefrenabile psicosi da Maremmani, non sono mai stati i protagonisti degli spiacevoli episodi che pur di recente si sono verificati. Episodi che, aggiungo, se si fosse voluto, avrebbero potuto essere facilmente evitati. Bastava mettere in campo preventivamente alcuni semplici e giusti accorgimenti come segnalare la presenza di animali in stato di libertà. Segnalare i percorsi solitamente frequentati da greggi e cani al seguito. Evidenziare le buone norme comportamentali da adottare in caso di incontro con greggi protette da cani da guardiania. Accorgimenti che, in assenza di miopie e strumentalizzazioni varie, sono da sempre adottati in altri posti d’Italia, dove la presenza dei greggi e dei cani a guardiania è vista e tutelata come prezioso elemento di turismo e promozione del territorio piuttosto che come fattore negativo da abbattere. 

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