di Filomena BarattoIn questo periodo scatta la corsa al regalo come in nessun altro momento dell’anno. Il dono è simbolo di amore e di abbondanza che accompagniamo agli auguri. Si passa dall’obbligo di ricambiare cortesie ricevute, agli auguri più sinceri. L’ansia di completare gli acquisti, a volte, porta a comprare delle stupidaggini, quando conosciamo poco il destinatario e forse a corto d’idee. E ci sono quelli riciclati, un’abitudine gretta e poco elegante. Se non avete il tempo, non comprate le prime cose che vi capitano, per non cadere nell’errore di proporre lo stesso regalo dell’anno precedente o quello che la stessa persona ha pensato per voi. Gli imperdonabili addirittura lasciano all’interno il prezzo che è un segno d’indelicatezza e grossolanità.
Oggi si compra pur di portare qualcosa. I bambini ricevono tanti doni che non ci fanno più nemmeno caso. Si mostrano annoiati già quando li aprono, li guardano ed è finita. Hanno solo l’effetto sorpresa e basta. Subito dopo, chiedono se ce ne sono altri, mettendo subito via quello appena ricevuto. Le persone empatiche si fanno domande su chi riceverà il dono, mentre le altre si dedicano al regalo come a una merce da gestire. Ci sono doni che, anche dopo anni, quando li uso, penso a chi me li ha portati con affetto.
Quando accendo il presepe, che ogni anno poggio sotto l’albero, penso a quel genitore di un mio alunno che impiegò mesi per costruirlo a mano, con una precisione e un’arte nelle rifiniture che sembra uscito da San Gregorio Armenio. Gli occhi si posano sui dettagli della scena, degna di un presepe d’autore. Il realismo che in esso si respira, riporta ai tempi passati, alla storia, a fatti vissuti. Resta per sempre, soprattutto nel cuore.
Il regalo parla di noi, in quale considerazione abbiamo l’altro. E spesso, con esso, trasmettiamo i nostri pensieri più reconditi sulla persona che lo riceverà, pur non avvedendocene. Fare doni inutili o stupidi o inadatti o troppo costosi è il modo per palesare questi pensieri. E a quel punto, chi riceve un regalo per niente di suo gradimento, se mostrasse il suo sconcerto, scadrebbe nella maleducazione. Non potrà mai rispondere all’offesa apertamente. Intimamente, però, perde la stima in quella persona che sembra gli abbia teso una trappola. E poi ci sono quelli che sballano col tipo di dono e a chi lo destinano. Alla mamma, allora, capiterà l’occorrente per la pulizia dell’auto, sempre che abbia la patente, al papà, la crema antirughe, alla nonna, la trousse volendole dare un po’ di colore, al nonno, il maglioncino nei colori verde o arancio evidenziatore. Di solito è tutto così scontato da anni: alla nonna capiterà il sempre verde foulard anni trenta, al nonno, l’ennesimo paio di pantofole, da non avere più una scarpiera in cui infilarle, alla ragazza, la trousse, al ragazzo, il pallone di cuoio, alla bambina, la bambola.
Per un dono bisogna chiedersi: lo indosserà, è adatto alla sua personalità, gli farà bene, sarà felice di riceverlo, che cosa ama di più? I regali migliori sono quelli preparati per tempo. E anche quando manca e non siamo nelle condizioni adatte per pensare a un regalo, che almeno sia utile, di buona fattura, sicuri che non sarà buttato in un angolo. Se proprio privi di fantasia e voglia, che sia un regalo di arte culinaria: biscotti, pasta o torte fatte in casa per tutti. Un po’ quello che facevano le nostre nonne. E’ vero che richiedono tempo, ma chi li riceverà, li gradirà infinitamente e non dimenticherà più, col pericolo di abituarsi a quel dolce regalo.
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