L’Inferno non è qualcosa che si possa sbirciare senza rimanerne corrotti
La tempesta incombe sulla rupe di Cliffmouth. Diaboliche presenze nella nebbia e misteriose sparizioni terrorizzano gli abitanti. Alla Bruma Smeralda, l’unico luogo che sembra resistere alle forze oscure, avventori di tutte le razze indagano sui fatti occulti che infestano il villaggio: chi trama le sparizioni degli abitanti? Quali potenze si celano nella foresta con il favore della nebbia? La novizia Cordelia e l’insolita madama Hazebelle muovono i primi passi dell’indagine alla ricerca di un colpevole, guidate dai dettami delle Dame del Cordoglio, l’ordine incaricato di epurare il mondo dai Maligni, le streghe e le discendenze dei diavoli sulla terra. Il tempo stringe, altre creature camminano nella notte: wendigo, fantasmi e antichi sortilegi corrompono le terre della rupe. Quale forza oscura vuole impadronirsi del villaggio? E chi governa le verdi luci fluttuanti che sembrano provenire direttamente dall’Inferno? Le Notti di Cliffmouth è il dark fantasy di esordio di Mattia Manfredonia, edito per la nuovissima casa editrice LUMIEN. Mattia, classe 91, nonostante sia cresciuto affacciandosi su spiagge soleggiate della penisola, da anni immagina la tetra e piovosa regione di Vespria, dove grotteschi esseri si aggirano tra le foreste e le luci spettrali dei Sabba rivelano i traffici occulti delle streghe. Le Notti di Cliffmouth ha una trama investigativa, ricca di colpi di scena e di rivelazioni scioccanti. Un romanzo ambizioso, dove gli elementi classici della narrativa fantastica, come la presenza di elfi, nani e orchi, vengono riscritti o amalgamati in modo originale. È un fantasy, ma è anche un thriller, un romanzo di investigazione, e, a tratti, un horror. La trama non è stata scritta, ma architettata. Ogni particolare ha un suo perché, un retroscena, un senso, una spiegazione. Scovarne i collegamenti e lanciarsi in mirabolanti riflessioni è quanto faranno i personaggi, ma leggendolo sarà impossibile resistere alla tentazione di imitarli.
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