di Antonio Mazzi da Famiglia Cristiana don Antonio Mazzi
Con umiltà e serietà dobbiamo sperare, ma anche diventare protagonisti di un mondo di scelte diverse Potrebbe diventare monotono: regali, presepio, alberi, auguri dovunque m casa, fuori casa, in azienda, in Tv e via via fino alla fine dell'anno, perché dopo inizia un altro capitolo che ha lo stesso titolo ma contesti diversi. C'è notte e notte, augurio e augurio, più banalità e (forse) meno genuinità rispetto al primo capitolo. Ciononostante la vita, che è cosa seria, tira diritto per la sua strada e non bada alle moine. Per cui, passando dalle parole ai fatti, con umiltà e serietà dobbiamo sperare e magari essere protagonisti di azioni, gesti e scelte diverse. È stato un anno particolare, carico di dolori, guerre, paure, politiche false, giovinezze deviate e cronache deliranti. Il nuovo che sta arrivando deve in qualche modo aggiustare i tiri. Io mi fermo al mio mondo, per non perdermi nel nulla del tutto. Mi auguro una scuola diversa, una democrazia ribattezzata, un'adolescenza amata, accolta, ascoltata, accettata dai padri. Grossman ha ragione nel dire che anche in questa epoca di follia insensata «la bontà spicciola, granello radioattivo sbriciolato nella vita, non è scomparso». È vero, ma io che faccio un po' parte dei granelli sbriciolati sono stufo. Vorrei una bontà costante, larga, autentica, paziente oltre ogni pazienza e distribuita dal centro alla periferia, dall'esteriore all'inferiore, dalla briciola al pasto intero, dalla misericordia alla eguaglianza, dalla giustizia addomesticata su misura all'educazione fatta legge e diritto. Siamo meno cittadini e più individui.
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