L'ex consigliere regionale ed esponente della direzione nazionale: «Assurdo litigare sulle modalità di voto: cambiamo la classe dirigente» di Vincenzo Lamberti da Metropolis
Antonio Marciano è un ex consigliere regionale del Pd, componente della direzione nazionale del partito che prepara le primarie e i congressi. Marciano la sensazione è che il Pd arrivi a questo appuntamento in condizioni critiche, non trova? «Certo. Ci arriva con un carico di credibilità da recuperare. Per troppi anni il Pd ha rimosso problemi enormi che c'erano. Pensavamo che il 2018 fosse l'annus horribilis e invece abbiamo continuato a perdere circa 7 milioni di voti rispetto al 2008, scavando un solco e una distanza enorme tra noi e l'elettorato di riferimento. Qui c'è il nodo, capire qual è il radicamento sociale del partito». Lei ha fatto una scelta di campo: sarà con Stefano Bonaccini. Perché? «Penso che con Bonaccini si possa ripartire perché è figlio di una competenza di dirigente che si è costruito nel solco di grandi tradizioni politiche e di partito». Quindi lei pensa ancora a un partito? «Ma certo. Abbiamo bisogno di un partito non di qualcosa a metà. Di un partito strutturato, di dirigenti credibili e riconosciuti, selezionati non per fedeltà al capo di turno ma per merito, per capacità di governo, per capacità di rappresentare organizzazioni: noi dobbiamo essere partito. E Stefano ha queste caratteristiche: quelle del buon governo che ci servono al tempo del Pnrr anche a contrastare alcune iniziative del governo nazionale. Grande rispetto per i movimenti per un'idea liquida della politica, ma penso che la sfida della modernità non è sciogliere i partiti ma irrobustirli».
In questi giorni il Pd è stato capace di litigare anche sulla modalità di voto. Lo trova normale? «Lo so e lo trovo assurdo: è evidente che quella può essere una modalità, ma una pratica rivoluzionaria del Pd sarebbe rispettare le regole che già ha. Il voto online, da remoto, sono cose straordinarie e possibili che decidiamo insieme in un congresso che affronterà anche nodi organizzativi. Mi viene anche da sorridere"
Perché Marciano? «Perché penso che se tutti quelli che sostengono il voto online avessero avuto questa intuizione a luglio, si poteva usare per fare le parlamentarie e far scegliere ai territori i candidati».
È in corso una guerra interna che non lascerà prigionieri? «Se interroghiamo qualcuno dei nostri coraggiosi elettori ci prenderebbe a calci. Qua nessuno vuole cacciare qualcun altro. Tutti insieme facciamo il 14% cosi ci dicono i sondaggi. Cioè che, purtroppo, insieme siamo una debolezza. Ma dobbiamo voltare pagina e chi ha avuto grandi funzioni di direzione politica deve fare i conti con i risultati e farsi da parte. La verifica di un gruppo dirigente è data dalla sua dimensione elettorale. Non è fallito il Pd, forse hanno fallito i gruppi dirigenti».
Una sfida decisiva questo sì. «Non è il solito congresso: ci giochiamo un pezzo di futuro e il destino di un pezzo rilevante della sinistra italiana senza il quale non so dove andiamo a parare. Soprattutto per l'alternativa a questo centrodestra. Questo congresso, in questo contesto, assume significato forte. Non siamo di fronte ad un passaggio ordinario, ma di fronte ad una occasione straordinaria ed irrinunciabile: ridare vigore e forza al PD, investendo su un nuovo, credibile, legittimato e più autorevole gruppo dirigente a Roma e nel territorio, sulle sue energie migliori che per troppo tempo sono state mortificate sull'altare della cooptazione, della fedeltà al capo, di grigie filiere di potere. Per queste ragioni e con queste motivazioni sostengo convintamente Stefano Bonaccini alla carica di segretario nazionale. Non sono esaurite le ragioni che nel 2007 hanno spinto culture e tradizioni politiche diverse a fondare il PD, tutt'altro. Le ragioni di una grande forza popolare e riformista sono quanto mai attuali, tanto più di fronte al tentativo della Meloni di costruire in Italia una forza della peggiore destra conservatrice»
Nessun commento:
Posta un commento
La qualità e l’efficacia del blog dipendono quasi interamente dai vostri contributi. Si raccomanda, perciò, attinenza al tema, essenzialità e rispetto delle elementari regole di confronto. I messaggi diffamatori, scritti con linguaggio offensivo della dignità della persona, razzisti o lesivi della privacy, pertanto, non saranno pubblicati.