Fauna ittica, allarme degli scienziati «Ma per l'uomo non c'è alcun pericolo»
di Fabrizio Geremicca da Il Corriere del Mezzogiorno
Si mette un piede in acqua e pare di entrare in una vasca da bagno. Esperienza comune a chi, in questi giorni di anticiclone africano che sta facendo bollire l'Italia, si immerge in uno qualunque dei tratti della costa campana. Non è solo una impressione perchè i dati delle temperature registrate dall'Arpac in concomitanza conn i prelievi ed i campionamenti marini ai fini della verifica delle concentrazioni di batteri, previsti dalle norme per garantire la balneabilità, sono inequivocabili. Alla Marina di Vico Equense il 12 luglio alle 10.30 del mattino, per esempio, il mare aveva la temperatura di quasi 30 gradi. Per la precisione, 29,8. Nello stesso giorno, ma in Cilento, nello specchio d'acqua antistante la spiaggia Calanca, a Camerota, i gradi erano 29. Stessa temperatura a Lucrino il 19 luglio. Ventotto i gradi il 10 luglio - ancor prima che l'anticiclone africano si manifestasse con tutta la sua energia - nello specchio marino davanti a Palazzo Donn'Anna, nel tratto basso della costa di Posillipo. Il mar Mediterraneo si sta tropicalizzando e non è una novità. Le conseguenze sono la diffusione di nuove specie animali e vegetali, l'arretramento di altre ed in generale una modifica dell'ecosistema che oggi nessuno è in grado di prevedere dove ci porterà. Dice Gabriele Procaccini, biologo marino e ricercatore della stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli: «La migrazione di specie dal Mar Rosso al Mediterraneo non è in sè una novità.
Quando le temperature del nostro mare erano temperate, però, le specie aliene non si diffondevano o restavano confinate nel Mediterraneo orientale. Ora si spingono più a nord». Ecco qualche esempio. «Il pesce coniglio, un grande brucatore, è ormai sempre più presente e compete con i nostri erbivori naturali, per esempio la salpa. Forma branchi che hanno gli stessi effetti di una grande mandria di mucche al pascolo. Lascia distese senza vita sugli scogli». Prosegue: «Un altro nuovo ospite dei nostri mari è il pesce scorpione, un grande predatore. Ne sono stati avvistati recentemente alcuni esemplari lungo le cose della Calabria. Ha un veleno immagazzinato nei raggi cavi delle pinne dorsali, laterali e anali che può avere effetti anche sull'uomo». Il sito Geopop riferisce che sono riportati casi di avvelenamento da contatto e che anche il consumo di tale specie, se l'animale non è stato ben pulito delle sue pinne, può essere pericoloso, perchè la tossina resiste al calore della cottura. Potrebbe essere favorita dalla tropicalizzazione del Mediterraneo anche la presenza più frequente nei nostri mari di alcune specie di medusa. «Per esempio - riferisce Procaccini - della Caravella Portoghese». Urtare i suoi tentacoli non è un buon affare. Pur non essendo letale come la Cubomedusa australiana, provoca fortissimo dolore e diffuso malessere. Quando si fa riferimento alla tropicalizzazione del Mediterraneo, poi, ci si chiede spesso se le acque più calde attireranno anche un maggior numero di squali. È vero? Risponde il biologo marino: «Premesso che gli squali nel Mediterraneo ci sono sempre stati, che gli attacchi all'uomo di questi predatori nel mondo sono poche decine all'anno e che sono soprattutto gli squali a dover temere l'uomo - alcune specie rischiano l'estinzione per pesca intensiva, catture accidentali, alterazione del loro habitat - l'acclimatamento nel Mediterraneo di alcune specie comuni nelle acque tropicali potrebbe essere favorito dal riscaldamento dell'acqua. Non darei informazioni preoccupanti, però, e non mi pare ci siano statistiche su incrementi di attacchi nei nostri mari negli ultimi decenni». Va avanti: «Anche le piante che vivono sott'acqua sono influenzate dalla tropicalizzazione del Mediterraneo. Halophila, per esempio, originaria del Mar Rosso, ha già formato praterie molto estese nel Mediterraneo orientale e da noi è stata segnalata nel mare della Calabria e nel golfo di Palinuro»
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