Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli e di Città Metropolitana, ha parlato all’assemblea regionale dell’Anci tenutasi a Salerno sul caso Pnrr: occasione di innovazione o rischio di caos? Sindaco, partiamo dall’attualità: lei questo decreto sui Campi Flegrei lo promuove? «Una cosa ci tengo a dirla subito: dobbiamo avere grande attenzione per la sicurezza, ma nessun allarmismo. Con quello facciamo più danni del bradisismo. Questo fenomeno esiste da sempre nei Campi Felgrei, se oggi, ad esempio, vediamo la baia sommersa ma e la riteniamo bellissima, dobbiamo sapere che è un frutto del bradisismo. Chiaramente veniamo da due crisi sismiche importanti negli anni ’80 dove abbiamo avuto fenomeni parossistici significativi che agivano sul patrimonio edilizio precario ma che non hanno portato ad un’eruzione vulcanica. Gli esperti dicono che siamo in allerta gialla. Dunque nessuna evacuazione è prevista. Lavoriamo su un piano di evacuazione perché il cittadino informato sa bene come muoversi, e dunque aggiorneremo i piani di emergenza sperando di non usarli mai. Anzi io lancerei un’idea». Quale, sindaco? «Manteniamo il sisma bonus dove ci sono aree ad elevato rischio. Facciamo una proroga per metterle a posto. Questa sarebbe una strada interessante ». Le grandi città e la rigenerazione urbana: materia che coinvolge l’ingegneria, l’architettura, ma anche la società. Lei che ne pensa? «Fisiologicamente le città si evolvono e si adeguano ai cambiamenti della società. La città esiste perchè esiste una comunità. Sono gli abitanti che fanno la città. Se vediamo la storia delle città italiane si sono evolute, accade anche in Europa, guardano ai nuovi fabbisogni.
Per un lungo periodo c’è stata una visione dell’urbanistica anche ideologica e sono state fatte delle scelte che oggi paghiamo. L’idea di avere grandi edifici che garantivano una vita sociale all’interno delle strutture come le vele a Scampia, il Corviale a Roma, rispondevano a queste idee. Oggi comprendiamo che hanno creato più degrado che riqualificazione sociale. Ci sono state condizioni edilizie che hanno favorito la marginalità. Tra Napoli e la sua provincia di situazione come il Parco Verde di Caivano ce ne sono tante. Hanno creato alveari esclusi dal sistema urbano. Se vogliamo fare una riqualificazione urbana efficace non dobbiamo partire dalle infrastrutture ma dalla comunità che ci vuole vivere dentro. Prima serve una rigenerazione sociale accompagnata da quella urbana». Il Pnrr dicono sia una grande occasione. All’Italia 191 miliardi circa, alla Campania 3,4 miliardi (seconda regione in Italia). Ma questi soldi non saranno certo un regalo. «Noi su questi progetti abbiamo lavorato tanto: Abbiamo fatto piani urbani integrati con un network e una rete di comuni. Da qualche mese ci dicono che i soldi non ci sono: qualcuno ha detto che i comuni sono in ritardo ma non è vero. Dobbiamo sapere però che questi sono i progetti più importanti all’interno del Pnrr e non si gestiscono in maniera grossolana. Primo dobbiamo realizzarli, anche se alcuni cantieri sono aperti altri addirittura altri completati. È stato detto che se vengono spostati dal Pnrr si troveranno altre risorse. Ma il Governo sa bene che per il Pnrr si usano deroghe speciali: una conferenza di servizi, ad esempio, dura 30 giorni. Se si attivano altri fondi queste deroghe non vanno più». L’Anci è la casa dei sindaci. Lei guida l’area metropolitana: perché però, secondo lei, non si riesce sempre a superare la logica del campanile? «Guardi le dico che la mia è un’esperienza positiva. Io lavoro benissimo coi colleghi dell’area metropolitana. Siamo il paese dei campanili, è vero, ma esiste una nuova generazione di amministratori che al di là dell’età capisce un concetto: una visione moderna della città. A me piace dire spesso che l’area metropolitana di Napoli senza Napoli è poca cosa ma Napoli senza la provincia è niente. Da qui dobbiamo riprenderci il ruolo dell’ottava città metropolitana d’Europa. Ma si lavora sempre insieme e il lavoro che stiamo facendo supera le barriere delle differenze politiche. La politica nazionale alimenta la divisione perchè è fatta di contrapposizione, ma dai comuni viene una lezione alla politica. Dobbiamo risolvere i problemi delle persone non litigare. Ai sindaci chiedono soprattutto questo, non litigi inutili».
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