di Fabrizio Geremicca - Il Corriere del Mezzogiorno
A Vico Equense Mariano ed Ivan perlustrano i fondali delle aree che specie nei mesi estivi sono prese d'assalto dai turisti. «C'è sempre chi perde qualcosa di prezioso»
Vico Equense - Smuovono con le mani la sabbia sotto il mare e ricordano le movenze dei fenicotteri in uno stagno, quando i volatili con le zampe grattano il fango sul fondale alla ricerca dei gamberetti dei quali si nutrono e sono ghiotti. Mariano ed Ivan – 44 anni, sposato con tre figli il primo, 24 anni il secondo, entrambi originari della penisola sorrentina – trascorrono il penultimo giorno del 2023 immersi nel mare della spiaggia delle Calcare, a Vico Equense, in cerca di oro ed argento. Indossano una muta spessa tre millimetri per resistere diverse ore in acqua, pinne, maschera e boccaglio. Legata alla cintola una sacca dove conservano il bottino. Hanno anche un piccolo metal detector. Si immergono per recuperare quel che i bagnanti dell’estate – la spiaggia tra giugno e settembre è frequentata ogni giorno da molte centinaia di persone - hanno smarrito in acqua e che le correnti hanno sepolto nella sabbia o incastrato tra i ciottoli. Fedi nuziali, anelli, orecchini, catenine, ciondoli, monete da due euro e da un euro. Meticolosi, attenti, tenaci perlustrano il fondale a pochi metri dalla battigia, dove la profondità non supera i tre metri. Quando scorgono qualcosa di interessante prendono l’oggetto tra pollice ed indice, lo sollevano dall’acqua, lo soppesano, lo valutano.
“Falso” e lo lanciano lontano oppure, se ha un qualche valore, lo ripongono nel “carniere”. Quando escono dal mare alle 16 è quasi il tramonto. Le dita aggrinzite perché non usano i guanti da sub («non permettono di stimare gli oggetti e danno fastidio») e il corpo scosso da brividi di freddo. Cento metri al largo un gommone della Guardia Costiera: i due uomini a bordo scrutano verso Mariano ed Ivan. Questa è zona di datterari, come testimoniano le tante pietre sulla battigia e sulla spiaggia martoriare dai fori. La Capitaneria di Porto cerca di capire a distanza se i due sub abbiano martelli e scalpelli. Non li vedono e il gommone fa rotta verso Castellammare di Stabia. Mariano lo segue con lo sguardo e poi racconta: «Ho iniziato a cercare l’oro a mare venti anni fa. Ho avuto un maestro, buonanima, che ora non c’è più». Non è il suo mestiere principale – chiarisce – si procura da vivere vendendo in inverno panini a Firenze con un chiosco ambulante e in estate come skipper sulla barca di un avvocato. «Prima ancora – riferisce – sono stato pescatore. Da ragazzino. Poi anche datteraro e mi sorpresero proprio su questa spiaggia una decina di anni fa con 50 chili. Fui denunciato e condannato a tre anni, pena sospesa. Da quel momento con i datteri ho chiuso». Ivan in estate lavora come skipper di una società di imbarcazioni charter a Nerano. «In inverno – riferisce – prendo un poco di disoccupazione». Prosegue: «Mariano ed io peschiamo oro in tutta la penisola sorrentina e a Capri. Ci spostiamo, perlustriamo diversi fondali. Ieri (giovedì) eravamo a Capri, davanti alla spiaggia di Marina Grande. È andata meglio di oggi: abbiamo trovato un anello con brillanti». Interviene Mariano: «A Capri qualche anno fa ho recuperato dal mare 200 grammi di oro». A chi vendono il ricavato di questa pesca così particolare? «Soprattutto ai privati - rispondono -. A persone che sono interessate e che contattiamo ogni volta che abbiamo qualcosa di interessante da proporre».
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