di Fiorangela d'Amora - Il Mattino
Sant'Antonio Abate - Il cellulare squilla a vuoto, poi Emma risponde: «Mi scusi, sono al lavoro, ero con dei clienti». Alla reception della "Sonrisa" le attività proseguono, si lavora alla giornata, si pensa alla prossima cerimonia e si gestiscono gli sposi che hanno saputo del sequestro della struttura e non sanno se il loro matrimonio "da sogno" sia da riprogrammare o meno. «Certo che ci hanno chiamato, chiedono informazioni e vogliono essere rassicurati, noi spieghiamo loro che non è ancora tempo di disdette». Emma ha 51 anni, quando ha iniziato a lavorare al Castello delle Cerimonie era appena maggiorenne. «Sono cresciuta qui, oggi ho una famiglia e un lavoro che amo». State ricevendo tante disdette? «Assolutamente no, le persone che scelgono la Sonrisa si fidano di noi, del nostro lavoro. Rispondo al telefono o li accolgo di persona e spiego loro, assieme a Danilo e Francesco, gli altri addetti alla reception, che vogliamo proseguire, che faremo di tutto per restare e che per ora la situazione può cambiare giorno dopo giorno». Davvero credete che possa cambiare? «Se c'è anche una sola possibilità di proseguire qui vogliamo valutarla. Ovviamente nessuno di noi è esperto e tantomeno in grado di avanzare ipotesi. Ci affidiamo alle autorità che possano pensare per noi una prospettiva che sia seria e concreta. Chiediamo garanzie».
Non pensate di poter cambiare e magari cercare qualche altro imprenditore che vi possa accogliere sempre nel campo della ristorazione? «Non possiamo entrare nel merito di tutto ciò che c'è attorno a questa decisione, ma di certo posso dire a nome di tutti i mei colleghi e degli altri lavoratori stagionali e non, che vogliamo proseguire all'interno della Sonrisa, non altrove». Siete consapevoli però che c'è una sentenza da rispettare? «Siamo tutti professionisti nel nostro campo, non chiediamo assistenza o prospettive lavorative diverse, vogliamo percorrere la strada che ci possa mantenere in vita all'interno del nostro Castello». Cosa pensate di fare adesso? «Proseguiamo in maniera professionale e come sempre abbiamo fatto, ancora più motivati e pronti ad accogliere i nostri sposi che sanno di trovarsi in una realtà che ha una reputazione che va al di là delle feste sfarzose. Una reputazione costruita negli anni che oggi difendiamo tutti assieme». Ieri avete avuto una cerimonia? «Certo, ieri e l'altro ieri e ancora domani. Nulla si è fermato». E se domani dovesse arrivare la notifica della sentenza della Cassazione che passerà ufficialmente il terreno e la struttura al Comune di Sant'Antonio Abate? «Vivere nel limbo non è facile, facciamo buon viso a cattivo gioco per ora. Ma siamo i primi a dare certezze e tranquillità. La nostra sincerità viene apprezzata dai clienti». La Sonrisa dovrebbe essere riutilizzata dal Comune per fini sociali. Pensate a un futuro lavorativo diverso da quello attuale? «Non è il nostro obiettivo. Lo ripeto perché vorrei fosse chiaro, non siamo pronti e non vogliamo lavorare nell'assistenza o nel sociale, vogliamo lottare per continuare a fare ciò per cui siamo stati formati». Giovedì farete una marcia fino al Comune? «Sì, abbiamo chiesto anche attraverso i social il sostegno di tutti, abbiamo fatto appello ai clienti e a tutti coloro che ci amano per essere con noi giovedì mattina. L'obiettivo è quello di sensibilizzare le istituzioni, chiediamo risposte. Se c'è un modo ci venga dato, per questo lavoro siamo disposti a tutto».
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