di Adolfo Pappalardo - Il Mattino
«A me sembra quasi un passaggio normale...». Beh, da enfant prodige di Fi a Italia Viva: non è una rotta di tutti i giorni. «Renzi è il naturale erede di Berlusconi e Italia Viva è il partito che più si avvicina allo spirito originario di Fi, soprattutto per quanto riguarda il garantismo. Argomento purtroppo dimenticato da molti, ma che è fondamentale in uno stato di diritto», chiosa Armando Cesaro, ex capogruppo di Fi e recordman di preferenze appena nominato dall'ex premier responsabile nazionale Enti Locali di Iv. Di questo passaggio si è vociferato per mesi ma arriva dopo 3 anni: cosa ha fatto tutto questo tempo? «Citando "C'era una volta in America", che è il mio film preferito: "Sono andato a letto presto"...». Spieghi. «Ho fatto un passo di lato, perché chi fa politica deve capire bene i tempi e anticiparli, per non rischiare di essere travolti dagli eventi. Ho capito che era il momento della panchina e ho deciso io di sedermici senza che nessuno mi ci costringesse. Con Matteo sono nati da tempo un rapporto forte e una stima profonda. È con lui che torno in campo. Con convinzione, determinazione e orgoglio». Ancora deluso del fuoco amico del 2020 della Lega che non la fece ricandidare in consiglio? «Si può restare delusi dalle persone di cui si ha stima. E per fortuna nessuno dei miei detrattori la meritava: mi sono limitato a prenderne atto. La strada è lunga e ho imparato ad avere pazienza».
Ora le Europee ma per Italia Viva c'è il rischio dello sbarramento. «I sondaggi ci danno in crescita e la campagna elettorale ancora non è iniziata. Matteo riesce sempre a stravolgere le attese. D'altra parte a ogni consultazione raccogliamo consensi sempre maggiori rispetto alle previsioni». Si candiderà? «No, sono appena rientrato in campo e da militante lascio la prima fila a chi l'ha meritata, a chi c'è prima di me. Appoggerò però i candidati di Iv con generosità e girerò i territori ascoltando tutti, provando a dare il mio umile contributo». Lei è stato completamente assolto sei mesi dopo il voto ma Fi il suo partito non la difese in quella vicenda. Amareggiato? «Da un partito come Forza Italia che ha tra i propri valori fondanti il garantismo mi sarei aspettato un atteggiamento diverso. Ciò premesso, vi ho militato per oltre 20 anni e sono sempre stato al fianco del presidente Berlusconi di cui conservo grandi ricordi personali, umani e politici. Voglio limitarmi a ricordare i bei momenti, i traguardi raggiunti. Lascio l'amarezza e la rabbia agli altri. Io vado avanti col sorriso, a testa alta». Intanto in Iv lei prende il ruolo apicale prima di Ettore Rosato. Con quale spirito torna in campo? «Quello di sempre: da militante che si sporca le scarpe per girare i territori. Svolgerò il compito affidatomi da Matteo Renzi, che ringrazio, con lo spirito certosino e la passione di sempre. Darò il mio contributo con generosità». E sul terzo mandato di De Luca? «Io mi sono sempre misurato con le preferenze e credo che il numero dei mandati vada deciso dai cittadini col proprio voto. Non capisco perché se veneti e campani vogliono ancora essere governati da Zaia e De Luca, non possano vedere esaudito questo desiderio». In Abruzzo non è andata bene. Ma, detto questo, lei è per una via centrista solitaria o per un campo largo? «Innanzitutto noi non siamo una forza contro, noi siamo costruttivi e siamo sempre per il campo migliore: laddove c'è un candidato che riteniamo incarnare i nostri ideali lo sosteniamo senza pregiudizi». È il caso di Manfredi che lei ha appoggiato nel 2021? «Sicuramente sì. Questo tipo schema funziona se la guida, ed è il caso del sindaco di Napoli, è autorevole e sa recepire le istanze di tutte le forze politiche. Dai moderati alla sinistra. Dove invece non ci sono le condizioni per entrare in coalizione preferiamo la corsa in solitaria o con le forze più omogenee a noi. Lo abbiamo dimostrato alle ultime politiche e alle regionali: in Abruzzo non abbiamo sostenuto il candidato del centrodestra, mentre in Basilicata si vedrà. Noi guardiamo al merito delle questioni, ci interessano le persone giuste e i voti, i veti invece non ci appassionano».
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