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lunedì 24 giugno 2024

«Io, un "dottore" in cucina Napoli capitale degli chef»

Il patron di "Don Alfonso" riceve oggi al Suor Orsola la laurea ad honorem

di Massimiliano D'Esposito - Il Mattino

Dopo le stelle Michelin e i premi per la sapiente maestria nell'arte culinaria collezionati in giro per il mondo, ora Alfonso Iaccarino ottiene un altro importante riconoscimento: la laurea ad honorem in Scienze dell'Educazione conferita dall'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Il patron del Don Alfonso 1890 di Sant'Agata sui due Golfi, a Massa Lubrense, la riceve oggi nel corso di una cerimonia nella sede dell'ateneo. «Un segno concreto, da parte di una importante istituzione del Sud Italia, di apprezzamento per il lavoro che porto avanti da più di cinquant'anni, ma che vuole rappresentare anche la considerazione di cui gode il comparto dell'enogastronomia di qualità in penisola sorrentina e nell'intera provincia di Napoli». Un settore in grande espansione? «Assolutamente sì. Lo conferma il numero di ristoranti stellati in continuo aumento in tutta l'area metropolitana. La Costiera è da sempre la meta preferita dai gourmet di tutto il mondo, che qui trovano sapori prelibati e prodotti genuini. Ma anche a Napoli si va sempre più affermando l'alta gastronomia grazie all'arrivo di chef di fama mondiale. Mi riferisco ad Emanuele Petrosino, che ha aperto al Grand Hotel Vesuvio e prima di lui al monegasco Alain Ducasse che da giugno ha un ristorante all'Hotel Romeo. Senza dimenticare il George del Parker's guidato da Domenico Candela».

  Napoli e provincia sempre più luminosi nel firmamento dell'alta ristorazione, insomma. «Certo. Con importanti ricadute economiche per tutto il territorio». Cosa intende? «È risaputo che i ristoranti che offrono elevati standard di qualità attirano una clientela di livello alto. Persone facoltose che arrivano da ogni parte del mondo per assaporare le nostre proposte e che non hanno limiti di budget, non solo al ristorante». Quindi spendono anche altrove? «Sicuramente. Arrivano con mega yacht o aerei privati, soggiornano negli hotel di lusso e fanno shopping nei negozi dei brand dell'alta moda. Ma non disdegnano di acquistare souvenir come un pastore a San Gregorio Armeno o un tavolino intarsiato a Sorrento, oppure assaporare un gustoso gelato artigianale o una delle prelibate pizze sfornate dai nostri rinomati maestri pizzaioli». La laurea cosa rappresenta per lei? «Il corollario di una vita di impegno per il territorio. Sono innamorato della mia terra che tento di portare in tutto il mondo attraverso i sapori tipici che propongo nei ristoranti che con i miei figli, Mario ed Ernesto, gestiamo in ogni continente». È emozionato? «Tantissimo. Eppure ho tenuto conferenze e lezioni in atenei dall'Europa agli Stati Uniti, senza mai sentirne il peso. Ma stavolta è diverso. Un onore del quale voglio ringraziare il rettore Lucio D'Alessandro e la moglie Margherita, Marino Niola, Elisabetta Moro, il corpo docente e il ministero dell'Università che ha valutato positivamente il mio curriculum». Corona così un suo sogno, vero? «Da giovane avrei voluto conseguire la laurea ma non ho potuto. Papà era costretto su una sedia a rotelle e non era in grado di aiutare i fratelli nella gestione delle strutture ricettive di famiglia. Ho dovuto abbandonare gli studi e darmi da fare». Poi, cinquant'anni fa, con sua moglie Livia, l'avventura del Don Alfonso 1890. «Ero stanco di fare l'albergatore e mi guardavo intorno. Sono sempre stato uno spirito irrequieto e volevo impegnarmi in qualcosa di diverso». La svolta è l'incontro con Luigi Veronelli e Ancel Keys? «Loro mi hanno aperto gli occhi. Poi ho frequentato tanti maestri dell'enogastronomia a livello nazionale e mondiale dai quali ho appreso tantissimo». E ha coniugato queste competenze alla cucina tipica sorrentina e campana. «Così è nata la dieta mediterranea che ormai è un must apprezzato in tutto il mondo. Il nostro olio di oliva, i limoni di Sorrento, la pasta di Gragnano, i pomodori San Marzano, sono questi gli ingredienti alla base delle nostre ricette». Prodotti genuini che coltiva lei stesso? «Si, alla tenuta Le Peracciole di Punta Campanella, un vero angolo di paradiso che guarda verso Capri. È lì che intendo ritirarmi un giorno. Ho 78 anni e devo cominciare a pensarci». Si, un giorno. Intanto, nonostante i tanti impegni, si è messo al servizio della sua comunità. «Quando, alla fine del 2020, il sindaco di Sorrento, Massimo Coppola, mi chiamò a fare l'assessore al turismo, non me la sono sentita di tirarmi indietro. Dopo circa un anno sono passato a svolgere l'incarico di amministratore delegato della Fondazione Sorrento, l'istituzione presieduta dall'armatore Gianluigi Aponte, patron di Msc, che ha lo scopo di promuovere l'immagine di Sorrento nel mondo. Un po' quella che è sempre stata la mia vocazione». Impegno riconosciuto dal Suor Orsola che oggi le conferisce la Laurea ad honorem. A proposito, di cosa tratta la sua lectio magistralis? «Di dieta mediterranea. Ovvio».

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