Lo sento ancora nei versi di scuola, nell'afa lungo i viali di campagna, sulle corolle nei prati, appesantite e cascanti, col ronzio delle api intorno e lo schiamazzo delle cicale. Agosto nello sguardo di chi osserva il mare in lontananza: liscio, con risvolti d'oro, con lunghe scie di barche che si allontanano fino a disperdersi. E dalla collina l'occhio non distingue l'orizzonte, catturato da un miscuglio di foschie prodotte dalla luce e dal caldo. Una volta, quando me ne andavo per i viottoli del terreno, tiravo i lunghi steli arrugginiti dal sole, con la testa china, appena scossi dal vento. Al mio passaggio un fruscio leggero invitava a portarli alla bocca per assaporare il gusto dell'estate. In mezzo alle cantilene delle cicale, giungevano all'orecchio i suoni da lontano. Nei prati passavo abbassando gli steli fino a terra, scoprendo involontariamente gli antri dei ramarri, al cui passaggio, filavo via più del vento. Una volta schivato il pericolo del piccolo rettile, mi soffermavo a guardare gli insetti: le coccinelle, i maggiolini, il cervo volante, le formiche cariche di provviste lungo i bordi dei solchi e le mosche in una giostra appiccicosa, api e calabroni ronzanti su fichi appassiti e fiori spampanati. Agosto, liberi dalla scuola, a girovagare, gustando la libertà prima di rinchiudersi in aule e uffici. Ho rivisto Agosto in un momento guardando una foto di tanto tempo fa, ma oggi che agosto è? All'afa si oppone un'umidità da togliere il respiro e ottundere il cervello. Intorno il verde è stracotto di sole e l'autunno si anticipa di molto con la sua perdita di foglie e il vigore del verde che ha perso le sue sfumature.
Le foglie fanno fatica a resistere sugli alberi, nelle case i ventilatori si oppongono a quelle brezze che prima trovavi in posti riparati, nelle ombre degli alberi, in luoghi ricchi di verde. Ovunque il caldo è più appiccicoso di un francobollo alla sua lettera, la calma piatta anche a sera tardi ti disorienta: non sai su quale pianeta ti trovi, quanto durerà, ci sarà fine a questa calura senza precedenti? Agosto senza partenza, si va e si viene a piccoli sorsi, il mese di una volta dedicato ai bagni non esiste più. Mentre sei a mare per il week end, parti per una crociera o un viaggio. Si ritorna e si riparte. Si ha la smania di andare. Basta partire, lasciare il luogo dove si vive, con le sue abitudini e monotonie. A me basterebbe il viale di un tempo per riassaporare le emozioni di agosto. Allora distinguevo i mesi dai cambiamenti del terreno, dal flusso delle nuvole, dai colori dei prati, dal ricambio dei profumi nel terreno. Mi basterebbe il silenzio serale passeggiando al tramonto quando il giorno è ancora vivo e non ne vuol sapere di consegnarsi alla notte. Vorrei ancora sentire lo scroscio dell'acqua alla sorgente come unico refrigerio al caldo e guardare il mare, immersa nei fiori e nei cespugli, al limite del ciglio della strada in collina. "Agosto è capo d'inverno", diceva mia nonna, ma adesso anche l'inverno è più mite, mentre l'estate si è protratta oltre i mesi canonici di appartenenza.
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