La scelta del governatore che potrebbe favorire il centrodestra
di Roberto Gressi - Il Corriere della Sera
Dai, che lo sa che se si candida contro il Pd e i 5 Stelle non vince. E pure Roberto Fico lo sa, che se si lancia nella sfida in barba ai tre mandati contro l'anatema di Grillo e contro lo Sceriffo, perde. E Antonio D'Amato, dovesse essere lui l'alfiere in Campania del centrodestra, visto che Gennaro Sangiuliano si cura ancora le ferite alla testa, si sente rincuorato. Ma è Vincenzo De Luca, bellezza, e non puoi farci nulla.
Vincenzo il filosofo
Battesimo a Ruvo Del Monte, 75 anni fa, in quel di Potenza, e salernitano d'adozione. Diploma di maturità classica al liceo Torquato Tasso, servizio militare tra i Lupi di Toscana, a Pistoia, laurea in storia e filosofia con una tesi su Antonio Gramsci, del quale si rivende la contrarietà al «Cadornismo», l'abitudine cioè a scaricare sui sottoposti le proprie responsabilità. Ma si gioca pure lo scioglilingua di Parmenide, secondo cui «l'essere è e non può non essere, e il non essere non è e non può essere». E poi, dove lo mettiamo Eraclito? «Il carattere è il demone dell'uomo», cioè il suo destino.
E lui, Vincenzo, di carattere ne sa qualcosa, se ai tempi d'oro del Pci, cresciuto alla scuola di Emilio Sereni e Ruggero Grieco, lo soprannominavano sia il Professore, per le sue citazioni, sia Pol Pot, per la sua capacità di mettere al loro, scomodo, posto gli eventuali oppositori. Hai voglia a dirgli che ogni bel gioco dura poco, o che il «muoia Sanson con tutti i filistei» ha fatto il suo tempo. Lui a stare agli ordini di questa ragazzina che si è presa il Pd non ci pensa proprio, anche se Elly Schlein si è ripromessa di far fuori cacicchi e capibastone e non molla. Lui poi con le ragazzine terribili della politica italiana ha un conto aperto, a partire da Giorgia Meloni a cui ha dato della str... e si è sentito rispondere «Eccomi, sono la str...».
Quanti processi!
Sindaco di Salerno per 17 anni, tempi da Comsomol, perché, giurava lui, «qui mi votano anche le pietre». Sindaco padrone ma, almeno il centro, pareva la Svizzera e metteva la città ai primi posti delle classifiche dei comuni. Poi presidente della Regione dal 2015. Contro di lui una vagonata di procedimenti giudiziari: archiviati, estinti per avvenuta prescrizione, assoluzioni con formula piena, assoluzioni in primo grado, condanne in primo grado, procedimenti in corso, procedimenti contabili. Tra le condanne pure una per diffamazione aggravata ai danni di Marco Travaglio (multa di mille euro), che proprio ieri sul Fatto ricordava come il sostegno di Antonio Di Pietro a De Luca fosse stato alla base del ripudio dell'ex pm da parte di Beppe Grillo. Ma insomma, Vincenzo è stato pure deputato ed è entrato nella top ten degli assenteisti, perché chiedetegli tutto ma non di allontanarsi dalla Campania. E ora ha avuto la meglio nel far passare una norma che dice che il divieto del terzo mandato è avvenuto a legislatura in corso, e quindi la sua candidatura non sarebbe la terza, ma al massimo la seconda bis. Che è un po' come dire che chi è nato il 29 febbraio fa il compleanno ogni quattro anni.
Battutario
Massimo Cacciari, che pure lui ha carattere, anche se qualcuno dice che abbia un caratteraccio, lo bolla come un populista di sinistra. Non che Vincenzo si scoraggi. «Maurizio Gasparri? È una mescolanza tra un umano e un pinguino». «Casaleggio? Quando uno si fa la permanente a sessant'anni voi capite... qualunque perversione è possibile». «Gotor? Pensavo fosse un ballerino di flamenco, un tanguero». «Che cosa avrei voluto dire ai centomila arrivati in piazza del Plebiscito? Avrei voluto dire che mi stava scoppiando il cuore. Ma poi era una cosa troppo tenera, io devo difendere la mia immagine di carogna». E poi: «La riforma più urgente è la riapertura dei manicomi». «L'unica cosa seria è il cabaret». «Luigi Di Maio si presenta bene, un po' come Charlie Brown, si presenta come webmaster, formula elegante per non dire sfaccendato». «Virginia Raggi è una bambolina imbambolata». «Salvini si specializza come sfondatore di porte aperte». Manco a dire poi delle intemerate che gli sono valse la nomea di Sceriffo ai tempi della pandemia, su tutte la minaccia di mandare i carabinieri con il lanciafiamme contro gli scemi che volevano fare le feste di laurea. Ad essere maramaldi gli si potrebbe tirare tra i piedi Antonio Gramsci, con «il vecchio mondo sta morendo e quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri». Ma insomma, che dire, se alla fine tornerà a candidarsi, ci sarà di troppo. Se invece farà un passo indietro, ci mancherà.
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