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domenica 13 aprile 2025

De Luca ai suoi consiglieri: «Si riparte dai miei 10 anni» Ipotesi Fortini o Bonavitacola

Il governatore pronto a fare i nomi: occorre una proposta condivisa 

di Simona Brandolini – Il Corriere del Mezzogiorno 

Napoli - «Nomine sunt consequentia rerum», cioè i nomi vengono dopo, dice un vecchio volpone della politica campana. Tradotto vuol dire che si sta facendo il nome di Roberto Fico in assenza di un'alleanza tra Pd e 5Stelle, a cui per ora si aspira, ma che non è realtà. Per questo motivo Vincenzo De Luca ha gioco facile nel tiro al piccione, anzi al grillino (perché Fico no e Costa sì? Non è dato sapere). Ma è chiaro che in meno di 24 ore il governatore da potentissimo dominus della politica campana è diventato l'ariete utilizzato da chi gioca a rompere il campo largo. E così quel no a Roberto Fico, ripetuto con più chiarezza ma senza mai citarlo, ieri nella riunione della maggioranza, fa gongolare molti, fuori e anche dentro il Pd. La partita per le Regionali si è spostata dentro i dem e nei 5Stelle. Dove, appunto, l'altro aspirante candidato è l'ex ministro Sergio Costa che, la vulgata vuole, più vicino a De Luca. Ma da qui all'autunno è una traversata nel deserto. A Santa Lucia corre di nuovo la minaccia di uno strappo: di una candidatura terza, per esempio di Lucia Fortini con le liste (quelle che resteranno) fedeli al governatore. O del suo vice Fulvio Bonavitacola. È tutto un gioco delle parti. Come tornano i rumors su un terzo nome che metta tutti d'accordo. Quello di Gaetano Manfredi, che però, per effetto della nuova legge elettorale campana, dovrebbe dimettersi tre mesi prima da Palazzo San Giacomo.

 

E pure quello di Raffaele Cantone che ha sempre detto di voler tornare in Campania, ma come procuratore capo. Il caos, prima della quiete e poi della tempesta finale. Già lunedì, con l'arrivo a Napoli di Igor Taruffi e Davide Baruffi della segreteria nazionale dem, si capirà il timone in che direzione è puntato (si spera non contro gli scogli). Ieri, per tornare al governatore, De Luca ha ribadito con più decisione ciò che aveva detto il giorno prima durante la diretta social. «No ai giochi della politica politicante romana, occorre una proposta condivisa da tutta la coalizione che abbia al primo punto le reali esigenze della Campania e dei territori». Per De Luca si parte dalla maggioranza attuale per allargarla ulteriormente: a 5 Stelle e Sinistra che oggi mancano. Ma nel segno della continuità. Non certo della discontinuità invocata dall'europarlamentare dem Sandro Ruotolo, nell'intervista al Corriere, in cui ha anche aggiunto che «il deluchismo è finito». Per De Luca «si parte da me» e poi si va avanti. Ma soprattutto per il governatore è scontato che dovrà avere voce in capitolo: «Il nome del candidato lo dovrò decidere anche io». Altrimenti, dice, si assumeranno la «responsabilità di perdere la Campania». E termina con una battuta: «D'altronde potrei candidarmi in Veneto e vincerei. Zaia qui non credo». Tutti presenti da Mario Casillo del Pd, al presidente del consiglio Gennaro Olivero, all'ex M5S Valeria Ciarambino ora alleata con De Luca, oltre al vicepresidente della Regione Fulvio Bonavitacola. «Serve una figura in grado di reggere e proseguire il programma avviato e che abbia il consenso di tutti», ripete De Luca. Il tema in Campania, come nelle altre cinque regioni in cui si vota, resta l'alleanza. Senza sottoscrivere quella, non ci sarà neanche il puzzle delle candidature. Quanto ai partiti, a parte Azione che è in questo momento paradossalmente il più vicino alle posizioni di De Luca, gli altri, almeno nelle dichiarazioni, non mettono veti e paletti in nome dell'unità. Dopo Matteo Renzi, anche Maria Elena Boschi è stata chiara: «Fico candidato in Campania? Noi non abbiamo mai messo veti. Li abbiamo subiti, da Genova alla Basilicata. E poi ha vinto il centrodestra». Detto ciò «c'è un percorso da fare che parte dalle proposte», «il simbolo di Iv alle ultime elezioni ha preso il 7,5% e siamo convinti che questa volta andremo anche oltre. Non saremo così trascurabili per chi vuole vincere». Nessun voto è trascurabile alle Regionali. Visto che ne basta solo uno in più dell'avversario.

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