Si vota a novembre, il campo largo non teme i transfughi. Resta l'incognita sui pentastellati dopo dieci anni all'opposizione
di Fabrizio Geremicca - Il Manifesto
Napoli - Alle regionali campane di cinque anni fa Vincenzo De Luca ottenne il secondo mandato con il 69,4% dei voti, il centrodestra con Stefano Caldoro si fermò al 18 e la 5S Valeria Ciarambino al 9,9. Al voto di novembre si arriverà con un assetto differente. Il centrosinistra è diventato campo largo avendo nel perimetro il Movimento che esprime anche il candidato, Roberto Fico. De Luca non traina la coalizione ma avrà una sua civica, A testa alta (avrebbe voluto inserire anche il suo nome nel simbolo ma ha dovuto incassare il no). I PROGRESSISTI fanno i conti per capire se e quanto possa pesare la transumanza di alcuni deluchiani verso il centrodestra, dettata dal non essere ricandidati sulla base del "codice etico" auspicato da Fico (alcuni hanno vicende giudiziarie aperte) o dalle promesse provenienti dal campo opposto. Giovanni Zannini, consigliere regionale uscente già fedelissimo del governatore e macchina macina voti nel casertano, ha abbandonato la casa madre per gettarsi tra le braccia di Fi, dove ha avuto in dote una candidatura che difficilmente gli sarebbe stata concessa nell'altro campo a causa dell'inchiesta per presunta corruzione e concussione che lo ha coinvolto un anno fa. Trascina con sé una pattuglia di sindaci e amministratori con il relativo bacino elettorale, come ha rivendicato Fulvio Martusciello, uomo simbolo di Forza Italia in Campania.
IL NOME più grosso è quello dell'assessore regionale uscente all'Agricoltura, Nicola Caputo, che dal Pd è passato a Iv e ora a Forza Italia. Stessa direzione di marcia per Felice Di Maiolo, già sindaco di Mariglianella, recentemente passato dal verbo deluchiano alla Lega. Rany Pagano, ex primo cittadino a Casaluce, altro comune del casertano, ha abbandonato il centrosinistra per Fdi. Giuseppe Sommese (Avanti Campania) pure è considerato tra i possibili transfughi (senza rimpianti dal lato dei fedeli della segretaria Schlein). A destra sperano che arrivi anche Giovanni Iovino, consigliere provinciale a Caserta che ha lasciato Azione. Nel centrodestra i più ottimisti immaginano che Zannini e i suoi possano trasferire tra i 27mila e i 28mila voti. Nel Pd non si sbilanciano sui numeri, ma c'è consapevolezza che nel casertano il campo largo potrebbe pagare pegno. I voti di Terra di Lavoro potrebbero essere in parte tenuti grazie a un deluchiano di ferro, l'ex presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero (per lui il posto in A testa alta), accusato dai dem di aver alterato il tesseramento Pd a Caserta, dove poi il partito è stato commissariato. IL CALO in quella provincia non preoccupa i dem. Se il 70% incassato dal governatore 5 anni fa è considerato irripetibile e il 65% - ipotizzato a inizio corsa - appare ora troppo ottimistico, restano convinti che il campo largo si assesterà intorno al 60%. Difficile però da sondare la performance dei 5s e della lista Fico. Il Movimento, dopo i risultati deludenti di Marche e Toscana, ha bisogno di un'affermazione convincente: nel 2020 presero il 9,9% ma correvano da soli. Adesso devono spingere anche la civica. Una mano dovrebbe arrivare dal sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che dell'ex presidente della Camera è uno dei maggiori sponsor. TRA IL SINDACO partenopeo e i consiglieri regionali, il Pd si aspetta una vittoria netta a Napoli e provincia. Grazie anche ai centristi. Armando Cesaro, figlio di Luigi (ex big del Pdl e presidente della provincia poi finito in guai giudiziari), è sicuro: «Casa Riformista sarà la lista rivelazione in Campania». Attesa una vittoria netta anche nel Sannio grazie al patto con Clemente Mastella. LA PRESENZA di De Luca nella coalizione - con il figlio Piero segretario regionale dem - tiene gli uomini del presidente uscente in pista a macinare voti a Salerno. Il salernitano è territorio anche dello sfidante di centrodestra, Edmondo Cirielli (Fdi). Ad Avellino l'ex sindaco Gianluca Festa (a processo per l'inchiesta "Dolce vita") è passato a destra ma il campo largo si aspetta una vittoria in Irpinia. Fdi (dopo aver commissariato il partito locale) schiererà come capolista l'ex ministro Gennaro Sangiuliano in modo che traini i voti nella sfida con i forzisti (magari ipotecando la futura candidatura a sindaco di Napoli). Il sogno proibito però è Clemente Mastella. «Se si guarda il simbolo della sua lista - fa notare Salvatore Ronghi, già sindacalista Ugl ed ex consigliere regionale di An - si nota che non ha messo l'indicazione del presidente che sostiene. Potrebbe essere il ribaltone dell'ultimo minuto».

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