Gli operatori e le associazioni contro la manovra del governo Meloni: "Così si attacca il settore del turismo"
di Mariella Parmendola - La Repubblica Napoli
Stangata sul turismo a Napoli e nel resto d'Italia, che rischia di avere come primo effetto un caro prezzi per chi viaggia e una flessione di presenze dopo il 2025 da record. Previsti aumenti delle tasse nel settore dei B&b e di chi affitta stanze per brevi periodi. Sono contenuti nella manovra del governo Meloni che, approvata dal Consiglio dei ministri venerdì, sta provocando già la dura reazione di operatori turistici e associazioni di categoria. Due le novità che a Napoli coinvolgono una galassia di 10.350 strutture ricettive, dalle più piccole stanze date in affitto per qualche giorno ai turisti ai B&b di lusso per vacanze anche da 200 euro a notte. Gli affitti brevi sono interessati da un aumento della cedolare secca che tassa gli incassi al 26 per cento. Poi c'è il discorso sulla tassa di soggiorno che paga il turista e, sempre nella stessa manovra, è data la possibilità nel 2026 ai Comuni di ritoccarla verso l'alto, come per il 2025 anno del Giubileo. Che ha determinato a Napoli un costo di 5 euro a persona, mentre la città si avvia a chiudere il 2025 con 20 milioni di presenze. «A Napoli e in Campania la misura della cedolare secca al 26% costringerà molti piccoli operatori a fermarsi» protesta Agostino Ingenito, presidente di Abbac tra le associazioni di categoria.
«Abbiamo chiesto al governo Meloni un incontro urgente, il turismo non è una mucca da mungere. Si tratta di una chiara volontà di attaccare un settore, quello extralberghiero che in questi anni ha garantito importanti flussi turistici, con i suoi posti letto, ricavati in abitazioni e immobili nei centri storici e nelle località interne», ricorda Ingenito. Su Napoli il 60 per cento dell'intera mappa sono locazioni brevi. Una valutazione che condivide anche la Confesercenti. «Tassare il turismo sta diventando un riflesso troppo frequente e rischioso. Il turismo va preservato non spremuto. Ogni nuovo prelievo o aumento, come la cedolare secca portata al 26% sugli affitti brevi, o l'ipotesi di maggiorare la tassa di soggiorno finisce per indebolire un comparto già gravato da costi e adempimenti complessi», dice Vincenzo Ercolano presidente Confcommercio Sorrento. Che aggiunge: «Il turismo non può essere trattato come un bancomat fiscale: è una risorsa strategica del Paese, un'occasione di lavoro, di sviluppo e di promozione dell'Italia nel mondo». Ercolano contesta anche la decisione del governo di centrodestra di trattenere una parte della tassa di soggiorno a livello centrale: «Il gettito delle imposte legate al turismo deve restare sul territorio e tradursi in servizi migliori per residenti e visitatori: sicurezza, trasporti, decoro, promozione». Quello che già oggi non accade per Marco Scherillo, vicepresidente dei giovani di Confindustria: «La tassa di soggiorno dovrebbe aumentare la qualità dei servizi e così non avviene. Poi va aggiunto che a Napoli il turista paga anche quella aeroportuale. Si potrebbe dire per provocazione che in alcuni casi è di più del prezzo della stanza. Piuttosto si dovrebbe uniformare la tassa a livello nazionale e investire effettivamente questi introiti per migliorare l'accoglienza e il decoro in città».

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