di Ferdinando Pinto - Il Corriere del Mezzogiorno 
Ferdinando Pinto
È tornato il teatrino del condono. Implacabile come gli incubi notturni dopo aver mangiato troppi peperoni. Parliamo ovviamente di teatro in forma di farsa Nessuno conosce effettivamente il testo della proposta. E’ come parlare della fidanzata di Filippo e dire che è bella o brutta, ma nessuno sa quanto è alta, di che colore ha occhi e capelli, a chi è figlia e che carattere ha. Si direbbe che ne parliamo a prescindere. Ovviamente, come si è detto, chi è contro o favore il testo dell’emendamento neppure lo ha letto. Lo ha pubblicato il Sole24 Ore e prevede – se quanto pubblicato è vero - la possibilità, per chi non lo avesse già fatto, di presentare la domanda per sanare gli abusi edilizi realizzati al 31 marzo 2003. Attenzione. Gli immobili devono essere conformi alle prescrizioni degli strumenti edilizi e non debbono ricadere in zone a rischio idrogeologico e in aree paesaggisticamente protette. Tutto qui? Sì, tutto qui! Mi occupo di queste cose per professione e scommetto 100 euro contro 1000 che chi si trova in queste condizioni non sono più di un centinaio in tutta Italia. Altro che le migliaia di cui si dice. Ve lo immaginate uno così cretino che ha realizzato un’opera conforme agli strumenti urbanisti, che ovviamente per essere tale deve essere rispettosa dei vincoli, e che non ha ancora sanato l’immobile? O è cretino lui o è cretino l’avvocato che lo assiste. Abbiamo aperto una feroce polemica sui cretini. In questa commedia dell’assurdo – o forse in questa farsa – neppure si capiscono le ragioni di chi è contrario.
Una riapertura dei termini per il condono edilizio — che dunque non dovrebbe in sé suscitare grande sorpresa — in Campania c’è già e a farla è stata la maggioranza uscente che, nella finanziaria dell’anno scorso ha riaperto i termini per l’esame delle domande di condono, a dimostrazione che il tema non è fare la domanda, che solo i cretini non hanno fatto, e che in Campania non era affatto impedita, ma di esaminarle e di concluderle positivamente. Di che riapertura dei termini parliamo considerato che l’emendamento è addirittura peggiorativo della legge precedente dove l’obbligo della conformità allo strumento urbanistico non c’era. Parole sagge in questa partita sono venute solo da un ministro che, frequentando gente di buon livello, qualche remora a dire sciocchezza ce l’ha, quando ha detto che sarebbe utile esaminare le cose caso per caso e non confondere con leggi improvvisate i cittadini. Ma tant’è. Abbiamo definito salva casa una legge che consente la vendita degli immobili abusivi ma (non è una battuta) a condizione che chi li compra li abbatta. Abbiamo un piano paesaggistico che a Vico Equense — per prendere un comune a caso — non consente la costruzione di nessuna abitazione per uso privato, ma obbliga (e neppure questa è una battuta) ad edificare per la scuola primaria e media una superfice pari all’intera città universitaria della Sapienza a Roma. Gli esempi potrebbero continuare. Voglio, però, essere buono. Mettiamo che non si parli di cretini e si parli solo della nobile arte della farsa politica. Si tratta solo di far vedere le sfogliatelle nella vetrina del negozio delle paste e promettere a qualcuno di fargliele, anche se non si sa quando, mangiare. Se è così, nulla di nuovo. In queste stesse pagine quando l’Italia intera si è scatenata sul tema dell’autonomia differenziata si diceva: tranquilli è solo teatro. Finisce presto, al massimo tre atti. Qualcuno sa che fine ha fatto l’iniziativa? La Corte Costituzionale ha massacrato un testo scritto, e non poteva essere diversamente, come un copione confuso e pieno di buchi, e nessuno più ha avuto il pudore di riaprire il tema. Lo spettacolo non valeva il costo del biglietto. Mi domando a quando la donna cannone, considerato che per capire le intenzioni dell’uomo più potente del mondo, piuttosto che affidarsi a Luttwak e alle sue analisi, sarebbe meglio affidarsi a Paolo Fox o ai tarocchi. Il problema vero è che al trucco delle paste nella vetrina qualcuno abboccherà. Chi mette le paste nella vetrina è abile e fa come nella pubblicità televisiva in cui la filatura della pizza (neppure questo è una battuta) è fatta con la colla. Sarà un’amara sorpresa accorgersi che la sfogliatella è di plastica. Insomma un pezzotto.
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