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domenica 30 novembre 2025

Vico Equense. Tutto finisce a tarallucci e vino

A Vico Equense, l'assenza di dimissioni o prese di posizione nette dopo le esternazioni del presidente del consiglio comunale Andrea Buonocore, viene letta da alcuni come un esempio calzante della dinamica del "finire a tarallucci e vino". La politica locale sembra seguire un copione consolidato: non c’è scontro frontale, non c’è indignazione pubblica, non ci sono richieste di chiarimento o dimissioni... il silenzio. La mancata reazione non è sempre segno di apatia, ma spesso di un freddo calcolo politico. Cambiare gli equilibri esistenti, specialmente in una giunta o in consiglio comunale, può essere rischioso. Si preferisce la stabilità (o l'immobilismo) al caos di una crisi, anche a costo di ingoiare rospi amari. Le posizioni non vengono prese per non "rompere l'incantesimo" della maggioranza o per non dare un vantaggio all'opposizione. Le "esternazioni" perdono il loro peso specifico e vengono presto dimenticate o superate dalla polemica successiva. L'indignazione sui social media si esaurisce in fretta. L'idea che un'uscita pubblica inopportuna debba portare automaticamente a un passo indietro non è radicata.

 

La rassegnazione dei cittadini, che pensano "tanto non cambia nulla", diventa involontariamente complice di questo sistema. La mancanza di una pressione popolare costante e organizzata permette ai protagonisti di tornare rapidamente alla "normalità" amministrativa. In questo contesto, la dinamica a Vico Equense non è un'eccezione, ma la regola che conferma una tendenza italiana più ampia: la capacità di assorbire le tensioni senza permettere che scalfiscano le posizioni di potere acquisite. Il rito dei "tarallucci e vino" (dove le divergenze vengono messe da parte in un clima di apparente distensione) prevale sulla necessità di trasparenza e responsabilità.

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