Vico Equense - Proprio mentre le luci di Natale tentano di accendere l'atmosfera festiva nel centro cittadino, l'eco metallica di un’altra saracinesca che si abbassa definitivamente risuona come una campana a morto per l’economia locale. Si chiude oggi, per l'ennesima storica attività vicana, un anno che i commercianti non esitano a definire "pessimo". Il 2025 volge al termine con un bilancio drammatico per il commercio di vicinato. Secondo i dati Confcommercio rilasciati a fine anno, l'Italia sta vivendo una fase di "desertificazione commerciale" senza precedenti: solo nel 2025 il saldo nazionale tra aperture e chiusure è negativo per circa 23.000 negozi. Vico Equense, purtroppo, non fa eccezione, vedendo sbiadire quel tessuto di piccole botteghe che per decenni ha garantito l'identità e la vivibilità delle sue strade. Non è solo colpa dell’e-commerce, che pure continua la sua corsa (+7,3% nel 2025). A Vico Equense, le ragioni del "fallimento" del commercio tradizionale sono stratificate. I canoni di locazione nei punti nevralgici del centro rimangono insostenibili per chi non opera nel settore della ristorazione o del lusso. A settembre 2025, l'Istat ha certificato un calo delle vendite al dettaglio sia per i beni alimentari che non alimentari, segno di un potere d'acquisto locale eroso dall'inflazione. Mentre fioriscono pizzerie e B&B, i negozi che servono i residenti - mercerie, cartolerie, negozi di abbigliamento e di prodotti casalinghi - scompaiono, costringendo i cittadini a rivolgersi alla grande distribuzione fuori comune. Il rischio reale è che Vico Equense si trasformi in un "borgo-museo" privo di anima durante i mesi invernali.
Gli esperti avvertono che la perdita di negozi non è solo un danno economico, ma sociale: ogni vetrina buia rende le strade meno sicure e deprezza il valore degli immobili circostanti fino al 16%. Nonostante le iniziative natalizie odierne, come l'isola pedonale serale volta a favorire gli acquisti dell'ultimo minuto, il sentimento tra gli esercenti è di rassegnazione. Senza interventi strutturali - come sgravi fiscali per chi mantiene aperte attività di vicinato o una regolamentazione dei canoni - il 2026 rischia di essere il capitolo finale per molte altre insegne storiche. Se non si inverte la rotta, il "brand Vico" sarà solo gastronomia, ma la città dei residenti resterà al buio.

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