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martedì 20 novembre 2007
Indagine choc: un ragazzo su tre non ha fiducia nelle forze dell'ordine
Raffaele Cutolo e Bernardo Provenzano conosciuti dai ragazzi quanto Giovanni Falcone. È solo uno dei risultati del questionario proposto anche quest' anno dall’associazione studenti napoletani contro la camorra in collaborazione con la Confederazione degli studenti, la Provincia e l’Amesci (associazione mediterranea per la promozione e lo sviluppo del servizio civile). Una serie di domande che fu rivolta per la prima volta nel 2001, con risultati allora definiti clamorosi, e che ancora adesso mostra una realtà sospesa tra luci e ombre. La camorra resta una realtà che influenza molti aspetti del modo di pensare degli studenti. Due i dati positivi segnalati dalle risposte alle ventisei domande. Il primo: aumenta il numero di giovani che, nel rispondere, accetta di fornire nome e cognome (il tredici per cento si è mostrato disponibile a rendere note le sue generalità; nella precedente edizione del questionario non si andava oltre il sette per cento). Sostiene il presidente dell'associazione studenti contro la camorra, Andrea Pellegrino: «Questo dimostra che c’è una maggiore propensione dei ragazzi a mettersi personalmente in gioco contro la criminalità. E molti si mostrano anche pronti a lanciare iniziative concrete». Secondo elemento incoraggiante, cresce la percentuale delle denunce per furti e rapine: dal 27 per cento del questionario 2001 al 50 per cento del 2006. Spiega l'assessore provinciale Francesco Borrelli, tra i sostenitori dell’iniziativa: «È importante che sempre più giovani vittime dei raid si rivolgano alle forze dell’ordine». Ma i segnali preoccupanti restano numerosi. I malavitosi, nel complesso, risultano più noti degli eroi dell'antimafia: se 62 ragazzi su cento conoscono Giovanni Falcone, solo 22 sanno chi era Peppino Impastato e 17 hanno sentito parlare di Giancarlo Siani; 60 su cento, invece, ricordano la storia di Raffaele Cutolo e Bernardo Provenzano e 29 quella di Luigi Giuliano. Altri elementi negativi, la scarsa fiducia negli uomini in divisa (solo il 13% giudica positivamente il loro operato) e soprattutto il fatto che due studenti su tre ammettano di acquistare merce falsa.
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