Potessero essere bruciate, le
ecoballe della Campania, non sarebbero consumate in quarant’anni. Il punto è che non possono neppure essere bruciate. Sei milioni di tonnellate, in crescita di 2500 per ogni giorno di raccolta di immondizia, contengono materiale che in una balla-ecologica non doveva proprio esserci: dalla mefitica plastica, fonte di diossina se bruciata, al prezioso acciaio delle lattine, all’alluminio, fino al cosiddetto umido, gli scarti di cucina. I nostri sacchetti neri, insomma, i nostri scarti buoni o cattivi alla rinfusa, tritati e compattati. Ostacolo insormontabile all’incenerimento, poi, è anche il tasso di umidità contenuto nella balla non eco (dimostrato anche empiricamente dal brodo ripugnante che ne cola, detto percolato). Agli attuali parametri di legge nessuna di quelle balle può essere avviata all’inceneritore.
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