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venerdì 25 gennaio 2008

Pd e Cavaliere

No alle elezioni anticipate, perché «non garantirebbero quella stabilità e quella innovazione di cui l'Italia ha bisogno. C'è una preoccupante situazione finanziaria e all'orizzonte vedo gravi fattori di crisi internazionale». Così Walter Veltroni, a pochi minuti dalla sfiducia a Prodi, detta dal loft la linea del Pd. Invoca il «tempo della responsabilità » e manda un messaggio chiaro alle altre forze politiche: «Ognuno deve decidere se la prospettiva che vuole fornire agli italiani è quella dell'instabilità o quella di contribuire a una nuova legge elettorale che dia governabilità con un nuovo assetto istituzionale». Più esplicito di lui è il suo braccio destro Goffredo Bettini che non fa dichiarazioni per tutti ma lancia un vero e proprio appello a Silvio Berlusconi: «Se vuole passare dalla cronaca alla storia accetti l'ipotesi di un governo a termine per le riforme, altrimenti...». Aggiunge Bettini: «In questo momento si potrebbe far fare un passo storico all'Italia. Eravamo ad un passo dall'accordo, l'importante è che ci sia la volontà politica». E se per il momento Berlusconi risponde con il ritornello elezioni elezioni, le parole del leader del Pd e del suo coordinatore aprono subito una polemica interna al partito e uno scontro diretto con i prodiani: «Quanto è svelto Bettini — protesta Franco Monaco —. Dopo tre, dicesi tre, minuti dall'annuncio della sfiducia già le agenzie battevano un suo accorato appello al Cavaliere perché, cooperando alle riforme, egli possa così passare dalla cronaca alla storia. Un po' di misura non guasterebbe». «Non siamo ridicoli — rincara Marina Magistrelli —. Ma è proprio sicuro Bettini che un governo istituzionale con Berlusconi lo farebbe passare alla storia? Avrei dei dubbi». E mentre Veltroni replica alle accuse sulle responsabilità della crisi («Prodi ha scelto con coerenza di portare in Parlamento una crisi aperta all'inizio della settimana dall'Udeur e il Pd ha sostenuto questa scelta») e si congeda dal premier («Il Paese deve riconoscenza al presidente Prodi, al suo lavoro, al suo senso delle istituzioni, al suo amore per l'Italia. Il suo contributo sarà decisivo per il futuro del riformismo e della modernizzazione italiana »), nel Pd cominciano già le discussioni sull'eventuale scenario elettorale. È Piero Fassino il primo a dire espressamente che il candidato sarà Walter Veltroni e ad annunciare che sulle alleanze e sull'ipotesi di andare da soli annunciata sabato scorso dal segretario bisognerà vedere: «Dipende dalla legge elettorale ». Replica a lui, ma indirettamente a Veltroni, il prodiano Arturo Parisi: «Ma non avevamo sostenuto cinque giorni fa che il Pd si sarebbe presentato da solo quale che fosse la legge elettorale?». (Gianna Fregonara da il Corriere della Sera)

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