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sabato 28 giugno 2008
Pd, il congresso della resa dei conti
«Io non scommetterei sull´orario di inizio». Dice così una vecchia volpe di partito, avvezza alle trame di congresso provinciale. Quello del Partito democratico è convocato oggi alla Stazione marittima alle 15 in punto, ma saranno in molti ad attendere sviluppi prima di andarsi a sobbarcare la canicola del dopo-pranzo insieme alla presidente, che sarà la fresca eurodeputata Maria Grazia Pagano. A dire il vero i bookmakers del partito di Veltroni oggi non accettano puntate neanche su come finirà domani, all´atto della votazione per eleggere il nuovo segretario del Pd. Le ipotesi vanno dall´ennesimo scontro fratricida al nome a sorpresa, dal commissariamento al congelamento fino in autunno. È tutto molto incerto. Ieri le trattative per trovare un accordo si sono puntualmente arenate. Dopo la richiesta di Beppe Fioroni a Luigi Nicolais e Antonio Bassolino di indicare una strada, anche Goffredo Bettini, braccio destro di Veltroni, è tornato a suonare alla porta dell´ex ministro dell´Innovazione. Sostanzialmente per pressarlo a sviluppare la candidatura di Aldo Cennamo, emersa come possibile superamento della guerra fra le varie squadre interne proprio durante la visita a Napoli del vice di Veltroni. Nicolais si è detto disponibile. Ma è l´altra porta, quella dei bassoliniani, che non si è aperta affatto. Dietro quella porta, come tutti sanno, si stanno scaldando le gomme di Andrea Cozzolino. Ma ieri da quel box sono state mandate in prova in pista anche altre vetture. Ad esempio quella del segretario della Cgil Michele Gravano. Quest´ultimo, dopo essere stato contattato e avere fiutato la puzza di bruciato di un contesto niente affatto unitario, ha declinato. Ma intanto il segnale era chiaro: il gruppo bassoliniano considerava non ricevuta l´offerta su Cennamo. Questo lo stallo anche a tarda sera. Il fatto che sull´altro fronte qualcuno sia tornato alla carica con Nicolais perché scenda in campo direttamente non modifica la realtà di un partito che sembra avvinghiato alla sua maledizione: riproporre la logica di muro contro muro che si visse già nell´autunno scorso. La maggioranza che elesse Emma Giammattei non vuole rinunciare alla parola d´ordine della «discontinuità». Il blocco bassoliniano, orfano peraltro del patto che aveva già portato il demitiano Tino Iannuzzi alla segreteria regionale, non ci sta a vedersi imporre l´ennesima contrarietà a priori nei confronti di un proprio nome. È impasse. Con l´incubo che Roma tenga fede alle minacce e nomini un commissario. Oppure che si decida di lasciare in sella la Giammattei, rinviando di fatto l´esito dello scontro in autunno, nel contesto del congresso nazionale. Che resta comunque la vera posta in gioco. «È tempo di scelte chiare - dice ad esempio Andrea America, dirigente di Alleanza riformista - . Inutile sbattersi per qualche poltrona quando è in gioco l´identità del partito. E se bisogna ridividersi, che sia. Io ad esempio non credo ad altre collocazioni se non quella nel socialismo europeo». Intanto nel partito c´è anche chi si tiene fuori dalle baruffe congressuali e tenta la strada dello studio. È il gruppo di "Energie nuove", il circolo online del partito, che ieri ha tenuto un workshop sulle questioni del lavoro. Al tavolo del confronto, animato da Ernesto Paolozzi e Bartolo Costanzo, anche dirigenti d´azienda come Alessandro Cugini, Decio Lordi, Francesco Perillo. Obiettivo: lanciare un osservatorio su tema, che sia anche un sito per scambiarsi idee e produrre proposte. (Roberto Fuccillo da la Repubblica Napoli)
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