Sorrento - Questa volta il killer delle noci arriva dal Nordamerica e per la prima volta colpisce buona parte delle coltivazioni presenti in penisola sorrentina. Tephritidae ragholetis è il nome del dittero che in pochi mesi ha attaccato le piante sia lungo la fascia costiera che nell’area collinare interna. Risultato? Il trenta per cento dei frutti non sono arrivati a maturazione, con una drastica riduzione nelle quantità di frutti raccolto. Tuttavia, ci sono state conseguenze anche sulla qualità dei frutti raccolti. «Il danno indiretto si può addebitare al minor valore del prodotto ottenuto, che può essere destinato solo alla sgusciatura, a causa dell’imbrunimento del gheriglio», spiega Luigi Coppola, imprenditore nella raccolta e distribuzioni di noci fresche e secche. A poco più di un mese dal periodo natalizio, tradizionalmente il più vivace dal punto di vista delle vendite, un segnale d’allarme preoccupante. In realtà l’intero comprensorio sorrentino, analogamente a quanto avvenuto in passato per altre zone della Campania nelle quali è presente la coltivazione del noce, è stato invaso da questa mosca, che peraltro non fa distinzioni nelle varietà attaccando le cultivar Sorrento, Malizia, California, Hartley e Chandler. «Sempre sul noce è stata diagnosticata anche la presenza di cancri indotti dal batterio Brenneria nigrifluens che ha colpito i grossi tronchi, mentre sugli apici vegetativi si è trovata l’antracnosi provocata da un fungo: entrambi hanno agenti hanno portato al deperimento di interi noceti», aggiunge un agronomo sorrentino. Dunque, nonostante sia stato il primo prodotto a far conoscere la Costiera nel mondo, oggi la noce di Sorrento attraversa un periodo di crisi. Coltivazione costosa e poco redditizia, produzione in calo, concorrenza di prodotti provenienti da altri paesi del Mediterraneo. Queste le cause del drastico ridimensionamento della presenza di questo frutto sui mercati nazionale ed internazionale. «Da anni ormai sono molti proprietari di terreni coltivati a noce che hanno preferito lasciare i frutti sugli alberi piuttosto che chiamare gli operai per la raccolta, i cui costi spesso non sono neppure coperti dai proventi della vendita del prodotto», spiega un anziano produttore. Proprio per risollevare le sorti di questa antica coltivazione lo scorso anno è stata avviata la pratica al ministero per le Politiche agricole per ottenere il riconoscimento dell’Indicazione geografica protetta. Tuttavia, come dimostra la riduzione delle quantità raccolta e le conseguenze sulla qualità del prodotto, le previsioni non sono incoraggianti. Ad essere a rischio è il prodotto-simbolo sul quale la Penisola Sorrentina ha fondato gran parte del suo sviluppo agricolo ed economico tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, basato proprio sul commercio delle famose noci di Sorrento. Le imbarcazioni, prima a vela, poi a vapore, che solcavano l’oceano in direzione dell’America sono un ricordo del passato, ma anche la testimonianza dell’importanza di una coltivazione che, anche se in misura minore, si protrae fino ad oggi con l’impiego di noci nella preparazione di liquori, gelati, dolci e formaggi. (Francesco Aiello il Mattino)
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