L'ex premier non considetra anomala l'affluenza alle urne e ironizza: "Con questo statuto potevano votare un miliardo di cinesi"
«Basta con le sciocchezze». Massimo D’Alema scaraventa la sua censura sullo psicodramma delle primarie. L’intero Pd è riunito, a Roma, per quella assemblea che doveva tenersi a Napoli e che il caos delle primarie consigliò di sconvocare. Ma l’eco delle baruffe napoletane arriva fin nella capitale. Davanti ai cancelli della Fiera, dove si tiene l’adunata, i cozzoliniani tengono banco. Michele Caiazzo, uno dei falchi, distribuisce copie del dossier che smonta una a una le accuse di Umberto Ranieri. Il documento arriva anche nelle mani di D’Alema, che lo usa per tirare le somme: «Sono state scritte sciocchezze, lo dicono i numeri, che sono testardi». La forza della matematica sta nel confronto con le primarie che elessero Walter Veltroni segretario del partito. «Si è detto di una affluenza anormale riepiloga D’Alema ma allora votarono 51mila persone, questa volta sono state 44mila. Dov'è la stranezza?» Stilettata finale, proprio a Veltroni, proprio sui cinesi da lui chiamati in causa: «Sono stati certamente meno del miliardo e trecentomila che avrebbe consentito il nostro statuto». Questo non vuol dire che D’Alema voglia già scrivere il risultato. «Spetta agli organi competenti pronunciarsi», dice. A D’Alema replica Ranieri: «Non abbiamo posto un problema di numeri. Abbiamo invece sollevato la questione di fenomeni di malcostume e irregolarità gravi compiute. Gli stranieri sono stati pochi, ma anche dentro questo numero basso si è agito con modi discutibili». Assente da Roma invece Andrea Cozzolino, che da Napoli ribadisce di aver cercato il voto dal basso, con i cittadini, soprattutto nei quartieri popolari. Andrea Orlando, il commissario inviato da Bersani al partito di Napoli, dice che dopo i colloqui coi protagonisti «le posizioni si stanno riavvicinando». Ma una soluzione ancora non si vede. E il terzo candidato, Libero Mancuso, sfida il Pd: «Come si esce dal vicolo cieco ce lo deve dire il Pd, trovando un candidato di sintesi che sia convincente per la coalizione». Davanti a una affollata assemblea di comitati, partiti e associazioni che lo sostengono, promette: «Se non si vedono soluzioni unitarie sono pronto ad accettare una eventuale richiesta a candidarmi a sindaco». A Roma Orlando legge e suona l’allarme: «Occorre coesione con Sel al primo turno. Recuperare al secondo quello che non è stato fatto al primo può diventare un'illusione, al ballottaggio rischiamo di non arrivarci se non ci presentiamo compatti». (Di Roberto Fuccillo da Repubblica Napoli)
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