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venerdì 18 marzo 2011
No nucleare e sì all’acqua pubblica. La controfesta in piazza Dante
C'è l’insegnante messinese, folta barba bianca e maglietta rossa con la scritta «No Ponte», che dal palco spiega perché la costruzione dell’infrastruttura tra Sicilia e Calabria così cara a Berlusconi sia un non senso dal punto di vista economico ed ambientale. Ci sono gli animalisti della Lega antivivisezione, gli antinuclearisti di Greenpeace, i militanti dei comitati contro discariche ed inceneritori, che ribadiscono quanto sia indispensabile il sistema di raccolta porta a porta. Ci sono, ancora, i volontari di Amnesty International, l’Unione dei familiari delle vittime delle stragi, i partigiani dell’Anpi, il Popolo delle Carriole, i rappresentanti del comitato referendario campano per l’acqua bene comune. Piazza Dante, dalle due di pomeriggio fino a sera inoltrata, diventa un microfono per gruppi, associazioni, cittadini. Non è la volontà di ostentare le bandiere italiane e di mostrare uno sterile orgoglio patriottico, quella che raduna alcune centinaia di persone davanti all’emiciclo vanvitelliano. Piuttosto,è la voglia di dire e far sapere che esiste una Italia diversa da quella del Bunga Bunga e della corruzione, da quella dei ladri di paesaggio e degli speculatori di professione. Insomma, che l’Unità d’Italia si onora 365 giorni all’anno, senza tricolore, fanfare ed inni, ma con impegno civile. Ecco, se un senso bisogna dare alle «150 proposte per l’Italia», l’iniziativa promossa ieri a Napoli per l’anniversario dell’Unità, è soprattutto questo. È stata l’occasione, per tante realtà che stentano ad essere rappresentate dai media, di dimostrare che ci sono, che svolgono un lavoro molto serrato sul territorio, che c’è ancora voglia di partecipazione, di democrazia autentica e non televisiva. L’appuntamento segnato sul calendario, per tutti, è il referendum di giugno. Ci si dovrà esprimere sui quesiti per abrogare la legge sul legittimo impedimento; per dire no al decreto legge del 25 giugno 2008, numero 112, nella parte in cui apre alle centrali nucleari in Italia; per cassare la normativa che apre la strada alla privatizzazione dell’acqua. Gianfranco Mascia, uno dei leader del Popolo Viola, invita tutti a votare e pole – mizza con i 12 parlamentari del Pd che, dice, «ieri non erano in aula quando sono state votate le mozioni delle opposizioni che chiedevano l’accorpamento del turno referendario alle elezioni amministrative di maggio. Si sarebbero risparmiati circa 300 milioni di euro, se fosse passato». Evidentemente il governo ci teme e spera che, a giugno, non si raggiunga il quorum referendario, commentano a un passo dal palco. «Li smentiremo», promettono. (Fonte: di Fabrizio Geremicca dal Corriere del Mezzogiorno)
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