Soprano, dell’istituto zooprofilattico: «Non c’è pericolo per chi fa il bagno, sconsigliabile il consumo dei frutti di mare prelevati dove c’è stata la fioritura dell'alga»
Spaghettata fai da te, addio. La colpa è di un’alga tossica che rischia di mandare di traverso le linguine con le cozze. E’ arrivata nel Mediterraneo da lontano, dai tropici, almeno una trentina di anni fa, ma si è adattata fin troppo bene ai nostri mari. Si chiama ostreopsis ovata ed è un organismo unicellulare che da tempo impegna in meticolose campagne di monitoraggio le agenzie di protezione per l’ambiente di tutta Italia. Una sorvegliata speciale, insomma. A Sorrento, a Sant’Agnello, a Bacoli è già scattato il divieto di consumare ricci e frutti di mare prelevati sugli scogli. Dodici mesi fa analoga proibizione fu adottata a Vico Equense. Nei prossimi giorni il provvedimento, che naturalmente non riguarda i mitili di allevamento, quelli che si acquistano al mercato o in pescheria e che sono stati allevati in impianti certificati ed autorizzati, potrebbe essere esteso anche alla costa posillipina, dalle Rocce Verdi all’area marina protetta della Gaiola. Sito, quest’ultimo, dove peraltro è già vietatissimo prelevare qualsivoglia esemplare di flora e fauna, per motivi di tutela della biodiversità. A Palermo, a inizio luglio, ostreopsis ovata ha intossicato decine di bagnanti all’Arenella, ad Aspra e nella zona di Bagheria e Vergine Maria. Occhi arrossati, lievi difficoltà respiratorie, riniti, senso di spossatezza, febbre. Nulla di gravissimo, sia chiaro, che giustifichi espressioni come ‘‘alga killer’’, ma quanto basta a far svanire la voglia di andare in spiaggia. Qualche anno fa fenomeno analogo a quello palermitano si verificò in Liguria, ai danni di chi passeggiava sul lungomare di Genova. Eh sì, perché l’alga in questione, oltre ad essere sostanzialmente invisibile — si annida sulle macroalghe — e tossica, è pure subdola. In concentrazioni estremamente elevate — che in Campania in verità non sono state fino ad oggi riscontrate — è nociva infatti anche la semplice inalazione dell’aerosol marino che contiene le spore. In percentuali minori, quelle ad oggi misurate lungo la costa che va da Punta Campanella a Capo Miseno, provoca danni attraverso l’ingestione delle tossine veicolate dai molluschi e dai crostacei che vivono nelle acque infestate. Nella nostra regione il monitoraggio sulla fioritura dell’ostreopsis ovata va avanti dal 2007 e coinvolge varie realtà: l’Arpac, che effettua prelievi e campionamenti, l’istituto zooprofilattico di Portici, l’università Federico II, la stazione zoologica Dohrn. «Dai primi dati del 2011» , dice Vittorio Soprano, dell’istituto zooprofilattico, «anche quest’anno abbiamo verificato la presenza dell’alga nelle aree che teniamo sotto controllo. Non c’è pericolo per chi fa il bagno, nelle concentrazioni riscontrate fino ad ora, ma certamente è sconsigliabile il consumo dei frutti di mare prelevati nelle zone dove c’è stata la fioritura della Ostreopsis». Il periodo di più intensa concentrazione dell’alga coincide con la fine di luglio ed i primi giorni di agosto. Con qualche eccezione, peraltro. Nel sito delle Rocce Verdi, per esempio, il picco massimo di tossicità decresce da inizio agosto in poi, ma raggiunge un nuovo massimo tra settembre ed ottobre. (Fonte: Fabrizio Geremicca da il Corriere del Mezzogiorno)
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