Fonte: Giuseppe Guida da la Repubblica Napoli
In "Mezzogiorno a tradimento", un libro contro gli stereotipi economici sul Meridione, che ribadisce come lo sviluppo del Sud e quello dell' intera Italia richiedano la medesima strategia, Gianfranco Viesti, economista e meridionalista che certo non può essere tacciato di simpatie a destra, nota come durante la sua permanenza al ministero dello Sviluppo economico, Pier Luigi Bersani abbia dedicato al Mezzogiorno «un' attenzione politica modesta, quasi egli stesso non credesse alle politiche che il suo ministero stava coordinando». Un' affermazione complicata da spiegare proprio oggi, all' indomani del meeting "Finalmente Sud" e che Viesti esplicita con una frase dell' allora ministro Bersani, secondo il quale i fondi europei destinati al Sud, piuttosto che vederli sperperati sarebbe stato meglio rimandarli indietro: «Meglio non spenderli che impiegarli male». Al di là delle singole dichiarazioni, è evidente come, uscendo dal dibattito e dalle priorità nazionali, il discorso sul Mezzogiorno non si sia semplicemente arenato, ma ha preso strade incerte, poco risolutive, fatte di diagnosi errate che preannunciano cure fallimentari e che alimentano l' attuale sfiducia. Nello stesso libro si conferma come, su questo sfondo un po' sfocato, ma acriticamente e generalmente accettato, il Sud rimane una riserva di risorse sottoutilizzate, che vengono sottratte allo sviluppo dell' intero Paese, in una spirale che chiude a qualsiasi possibilità strutturale di sviluppo.
Tra le risorse sottoutilizzate o mal utilizzate del Sud ci sono il territorio e il paesaggio. Se, come è evidente, non è dal rilancio dell' industrializzazione pesante, dalla logistica, dalla diffusione incongrua di centri commerciali, dall' edilizia spicciola, che tale sviluppo può essere sollecitato, è possibile ripensare il Sud facendo leva soprattutto su opportunità di fare impresa diverse da quelle del Nord, aggiuntive e non sostitutive: il turismo nazionale e internazionale, l' agricoltura di qualità, l' enogastronomia, ma anche lo sviluppo dei centri di ricerca avanzati, le eccellenze del mondo universitario, il capitale creativo ora in fuga, il rilancio del rapporto con il mare, attraverso la riconversione di qualità dei waterfront e sfruttando finalmente anche una posizione geografica cruciale nel bacino del Mediterraneo, confermata dalle priorità comunitarie per quanto riguarda la realizzazione dei Corridoi transeuropei I (Berlino-Palermo) e VIII (Bari-Varna). Su questi argomenti, le due convention parallele targate Pd non solo non si sono espresse con convinzione, ma hanno diluito la questione meridionale in ricette politiche autoreferenziali, con poco appeal e facendo trasparire scarsa chiarezza sulle priorità. Con meno enfasi, ma in maniera molto più convincente, si è tenuto negli stessi giorni un altro incontro, nel quale alcuni termini del problema sono stati invertiti e forse messia fuoco in maniera corretta. Si tratta della convention del Forum per la difesa del paesaggio, e il luogo dove si è tenuta non è casuale: Cassinetta di Lugagnano, in provincia di Milano. Cassinetta, infatti, è stato il primo Comune a scegliere come modello di sviluppo il "consumo di suolo zero", approvando un Piano urbanistico comunale che non contiene previsioni di crescita dell' insediamento e che punta a mantenere il più possibile intatto il proprio territorio agricolo. Alla convention hanno partecipato anche diversi amministratori del Pd, tra cui il neo-assessore del Comune di Milano Stefano Boeri, ma anche intellettuali e i principali rappresentati dei movimenti di difesa del paesaggio: da Carlo Petrini di Slow Food a Maria Giulia Crespi, presidente del Fai. A chiudere i lavori il sindaco di Cassinetta, Domenico Finiguerra, che da anni si batte affinché il suo Comune non venga eroso dalla dispersione insediativa, cancellandone l' identità e consegnandone il territorio alla speculazione. La scelta di questo sindaco, condivisa dai cittadini, è stata sostanzialmente quella di non alterare il patrimonio ambientale della città lasciando spazio a nuove edificazioni, accettando, contestualmente, anche un aumento delle imposte comunali. In questo modo, l' urbanistica si libera di un fardello pesante, quello del "fare cassa" con il territorio, come invece fanno oramai tutti i Comuni, soprattutto quelli del Meridione, non avendo apparentemente altri modi per attingere risorse. A Renzi e a Bersani, Finiguerra ha chiesto, in conclusione, di dire senza incertezze perniciose cosa ne pensano degli inceneritori, del paesaggio come risorsa finita, del Tav, ma anche dell' articolo 18, della riforma delle pensioni, dello strapotere dei mercati e dei cosiddetti poteri forti, delle privatizzazioni e della svendita dei beni comuni, delle spese militari. Ecco. Sarebbe interessante, oltre i difficili e triti equilibrismi partitici, sapere se almeno al meeting "Finalmente Sud" si è discusso, magari in maniera marginale, anche di questi argomenti, o se proprio il Sud è stato "tradito" dalle chiacchiere, ancora una volta.
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