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domenica 22 luglio 2012

Province, in Campania tutte salve: salta soltanto Benevento

Il Consiglio ha definito i criteri per il riordino delle Province - dimensione territoriale e popolazione residente - previsti dal decreto sulla spending review. In base ai criteri approvati, i nuovi enti dovranno avere almeno 350mila abitanti ed estendersi su una superficie territoriale non inferiore ai 2500 chilometri quadrati. La soppressione delle province che corrispondono alle Città metropolitane - 10 in tutto, tra cui Roma, Milano, Napoli, Venezia e Firenze - avverrà contestualmente alla creazione di queste (entro il 1° gennaio 2014). In Campania si salvano, quindi, Napoli, Avellino, Salerno e Caserta. Resta fuori Benevento. Il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, parla di «risultato importante non solo perchè si rischiava di penalizzare territori ed istituzioni con una storia centenaria, ma anche perché sarebbe stato enorme il caos burocratico di competenze nei settori ambientale, di trasporto e viabilità. Rimangono invece molte perplessità per quello che accadrà nella gestione del patrimonio scolastico. Ma c’è ancora da lavorare anche su un altro fronte. Un organismo così importante deve avere un presidente eletto direttamente dai cittadini, piuttosto che nominato dai sindaci dei comuni interessati, per evitare patteggiamenti ed alleanze politiche strategiche». Tira un sospiro di sollievo il casertano Domenico Zinzi. «Il Governo - dice- non poteva non tener conto delle peculiarità della provincia di Caserta. Con la definizione di questi nuovi parametri l’Esecutivo ha mostrato sensibilità e attenzione nei confronti della nostra Provincia e di altre poche realtà importanti. È stata preservata l’intera architettura istituzionale dello Stato su un territorio come il nostro, che merita la massima attenzione da parte del livello centrale». Intanto, Benevento guida la rivolta di altre 25 Province: ieri mattina alla Rocca dei Rettori è stato sottoscritto un documento nel quale si chiede all’Upi che «sia immediatamente denunciata la incostituzionalità dell’art.17 del decreto Monti e che sia sospesa ogni disponibilità a collaborare col governo Monti sulla riorganizzazione e il riassetto delle Province». Il documento si conclude con l’appello ai governatori delle Regioni di impugnare di fronte alla Corte Costituzionale l’art.17 del decreto Monti per palese incostituzionalità. Il Governo, poi, ha anche rinunciato all’accorpamento delle festività. (Fonte: Il Roma)

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