Si
è
conclusa
all'Hilton
Sorrento
Palace
la
due
giorni
volta
ad
esaminare
le
principali
innovazioni
nell’istituzione
e
gestione
del
trust - strumento
di
protezione
dei
patrimoni
riconosciuto
nel
nostro
Paese
fin
dal
1989 - alla
luce
delle
più
recenti
sentenze
della
magistratura
Sorrento - A
confronto,
nell'affollato
seminario
organizzato
a
Sorrento
il
19
e
20
aprile
dall'Associazione
Il
trust
in
Italia,
professionisti
in
arrivo
da
tutta
la
penisola,
magistrati,
esponenti
dell’Agenzia
delle
Entrate
ed
alcuni
giuristi
di
fama
internazionale
provenienti
da
Svizzera,
Gran
Bretagna,
Belgio
e
Principato
del
Liechtenstein.
Dai
lavori
è
emersa
l'attualità
del
trust
in
risposta
alle
complessità
crescenti
delle
esigenze
di
famiglie
e
imprese,
a
patto
che
gli
atti
istitutivi
siano
affidati
a
professionisti
esperti
ed
aggiornati,
come
le
centinaia
di
notai,
avvocati
e
commercialisti
che
fanno
capo
alla
Associazione
organizzatrice,
presieduta
dal
docente
dell'Università
di
Genova
Maurizio
Lupoi.
Riflettori
puntati,
poi,
sulle
relazioni
dei
giuristi
internazionali
Paolo
Bernasconi
(ex
procuratore
capo
e
oggi
avvocato
a
Lugano),
Paul
Matthews
(che
insegna
al
King’s
College
of
London)
e
del
docente
all’Università
del
Liechtenstein
Francesco
A.
Shurr,
protagonisti
di
un
confronto
a
più
voci
sulle
legislazioni
dei
rispettivi
Paesi
in
materia
di
trust
e
sui
relativi
adeguamenti
della
normativa
europea.
Da
sinistra,
Paolo
Bernasconi
e
Maurizio
Lupoi,
tra
i
principali
relatori
a
Sorrento
I
professori
Francesco
A.
Shurr
e,
a
destra,
Paul
Matthews
durante
gli
incontri
di
Sorrento.
Due
i
temi
balzati
in
primo
piano
nel
fitto
succedersi
delle
relazioni:
le
recentissime
prescrizioni
sul
trust
in
materia
fiscale
-‐
di
cui
si
è
occupato
fra
gli
altri
Paolo
Gaeta,
presidente
della
Commissione
Trust
e
Tutela
del
Patrimonio
Familiare
presso
l’Odcec
di
Napoli - e
la
ricorrenza
delle
domande
revocatorie,
su
cui
si
sono
soffermati
in
particolare
i
tre
magistrati
presenti
al
convegno
in
qualità
di
relatori:
Maria
Cristina
Carpinelli
del
Tribunale
di
Torre
Annunziata,
Salvatore
Leuzzi
del
Tribunale
di
Siracusa
e
Giovanni
Fanticini
del
Tribunale
di
Reggio
Emilia.
Interventi
che
hanno
confermato,
in
un
armonico
quadro
d’insieme,
la
necessità
che
questo
strumento
giuridico
di
common
law
sia
utilizzato
da
professionisti
capaci
di
calarne
le
straordinarie
potenzialità
in
assoluta
ottemperanza
con
le
prescrizioni
del
nostro
assetto
legislativo.
Altro
dato
emerso
dalla
due
giorni
è
la
leadership
dell’Italia,
che
si
conferma
il
primo
tra
i
Paesi
dell’Europa
mediterranea
per
l’utilizzo
del
trust.
Un
mezzo
oggi
sempre
più
richiesto,
specialmente
per
assolvere
con
valenza
strategica
alle
complesse
esigenze
del
“dopo
di
sé”,
ma
anche
in
risposta
alle
esigenze
di
tutela
dei
soggetti
diversamente
abili,
o
di
quelle
dei
nuovi
modelli
familiari.
Tutte
da
sfatare,
dunque,
le
leggende
sulle
finalità
elusive
dei
trust,
specialmente
quando
si
parla
di
“trust
interni”,
quelli
istituiti
nel
nostro
Paese,
con
sede
in
Italia
e
professionisti
nostrani.
Un
punto
sul
quale
ha
inteso
soffermarsi
fra
gli
altri
l’inviato
del
Sole
24
Ore
Alessandro
Galimberti,
che
ha
spiegato
come
persistano
pregiudizi
anche
“mediatici”
sul
trust,
e
quanto
possano
risultare
importanti
gli
appuntamenti,
quali
la
due
giorni
sorrentina,
per
incontri
ravvicinati
con
le
centinaia
di
professionisti
che
quotidianamente
risolvono
i
problemi
degli
italiani
attraverso
un
uso
corretto
e
prudente
del
trust.
Fra
i
temi
sul
tappeto
infine,
anche
in
vista
dei
prossimi
appuntamenti
dell’Associazione
Il
trust
in
Italia,
il
fabbisogno
formativo
dei
giovani
professionisti
e
i
metodi
per
allargare
quanto
più
possibile
la
base
partecipativa
alle
iniziative
nel
segno
della
preparazione,
con
una
serie
di
nuove
proposte
sulla
messa
in
campo
di
seminari
lungo
tutta
la
penisola
e
le
sinergie
ulteriori
da
attivare
con
gli
ordini
professionali.
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