Fonte: Salvatore Dare da Metropolis
Vico Equense - Ristorante «O
Saracino», arriva una nuova
stangata dal Tribunale amministrativo
regionale della
Campania. I magistrati della
settima sezione (Alessandro
Pagano, presidente; Marina
Perrelli, estensore; Diana
Caminiti, primo referendario)
hanno disposto che la Prefettura
di Napoli sostituisca
- entro 15 giorni - il commissario
ad acta nominato dal
prefetto per dare attuazione
all’ordinanza di demolizione
dell’attività ricettiva.
Il Tar si è espresso nei giorni
scorsi sulla scorta di un ricorso
presentato dal neo consigliere
regionale del Pdl, Flora
Beneduce. Ricorso contro il
Comune di Vico Equense (si
è costituito in giudizio anche
Ciro Aiello, titolare del ristorante)
che è stato anche condannato
al pagamento delle
spese quantificate nella cifra
di 2mila euro. Sul tavolo resta
sempre il provvedimento di
abbattimento del ristorante,
con la conseguente approvazione
del progetto esecutivo
e del quadro economico, con
il reperimento delle risorse
finanziarie per disporrela demolizione delle opere
abusive.
«Giova premettere per chiarezza
che con sentenza numero
813/2011 il Consiglio di
Stato - si legge nella sentenza
del Tar della Campania - ha
ritenuto che la concessione
edilizia rilasciata dal Comune
di Vico Equense a Ciro
Aiello per le opere realizzate
nello stabilimento balneare
e ristorante denominato “O
Saracino”, fosse “del tutto
illegittima (…) sia perché la
struttura in questione è stata
pacificamente realizzata su
suolo del demanio marittimo,
sia perché non fruibile del
condono edilizio da cui sono
escluse espressamente le opere
in tal modo localizzate».
Il collegio giudicante richiama
anche una sentenza di un
anno fa, sempre su ricorso di
Flora Beneduce, che mise nel
mirino il «silenzio» dell’amministrazione
di Vico Equense
sulla necessità di intervenire
per rimuovere le opere
abusive.
A seguito dell’istanza
del consigliere regionale,
il Comune di Vico Equense
comunicò «che avrebbe dato
corso all’ultimazione della
redazione del progetto tecnico
completo degli elaborati
grafico–descrittivi e della contabilità
economica dei lavori
necessari; all’acquisizione del
parere paesaggistico mediante
procedura semplificata;
alla deliberazione di giunta
comunale di approvazione
del progetto tecnico e relativa
contabilità relativi alla
demolizione da eseguire;
alla trasmissione degli atti
al servizio gare dell’ente al
fine di esperire le procedure
di gara per l’affidamento a
ditta qualificata dei lavori
di demolizione; all’adozione
della determina dirigenziale
con la quale viene disposta
la materiale demolizione
delle opere con affidamento
alla ditta aggiudicataria». Il
Comune presentò tutti i documenti,
informando le parti
della necessità di trasmettere
il progetto alla Soprintendenza
che, a sua volta, dichiarò
che non c’era l’obbligo di
un parere. Un ping-pong di
corrispondenza fra Comune,
Beneduce e il prefetto
che dichiarò di non avere le
specifiche competenze per
il controllo delle procedure.
Quindi la nomina del commissario
ad acta e l’ultima
sentenza del Tar.
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