sabato 29 giugno 2013

O Saracino, altra bordata dal Tar

Fonte: Salvatore Dare da Metropolis

Vico Equense - Ristorante «O Saracino», arriva una nuova stangata dal Tribunale amministrativo regionale della Campania. I magistrati della settima sezione (Alessandro Pagano, presidente; Marina Perrelli, estensore; Diana Caminiti, primo referendario) hanno disposto che la Prefettura di Napoli sostituisca - entro 15 giorni - il commissario ad acta nominato dal prefetto per dare attuazione all’ordinanza di demolizione dell’attività ricettiva. Il Tar si è espresso nei giorni scorsi sulla scorta di un ricorso presentato dal neo consigliere regionale del Pdl, Flora Beneduce. Ricorso contro il Comune di Vico Equense (si è costituito in giudizio anche Ciro Aiello, titolare del ristorante) che è stato anche condannato al pagamento delle spese quantificate nella cifra di 2mila euro. Sul tavolo resta sempre il provvedimento di abbattimento del ristorante, con la conseguente approvazione del progetto esecutivo e del quadro economico, con il reperimento delle risorse finanziarie per disporrela demolizione delle opere abusive. «Giova premettere per chiarezza che con sentenza numero 813/2011 il Consiglio di Stato - si legge nella sentenza del Tar della Campania - ha ritenuto che la concessione edilizia rilasciata dal Comune di Vico Equense a Ciro Aiello per le opere realizzate nello stabilimento balneare e ristorante denominato “O Saracino”, fosse “del tutto illegittima (…) sia perché la struttura in questione è stata pacificamente realizzata su suolo del demanio marittimo, sia perché non fruibile del condono edilizio da cui sono escluse espressamente le opere in tal modo localizzate». Il collegio giudicante richiama anche una sentenza di un anno fa, sempre su ricorso di Flora Beneduce, che mise nel mirino il «silenzio» dell’amministrazione di Vico Equense sulla necessità di intervenire per rimuovere le opere abusive.


A seguito dell’istanza del consigliere regionale, il Comune di Vico Equense comunicò «che avrebbe dato corso all’ultimazione della redazione del progetto tecnico completo degli elaborati grafico–descrittivi e della contabilità economica dei lavori necessari; all’acquisizione del parere paesaggistico mediante procedura semplificata; alla deliberazione di giunta comunale di approvazione del progetto tecnico e relativa contabilità relativi alla demolizione da eseguire; alla trasmissione degli atti al servizio gare dell’ente al fine di esperire le procedure di gara per l’affidamento a ditta qualificata dei lavori di demolizione; all’adozione della determina dirigenziale con la quale viene disposta la materiale demolizione delle opere con affidamento alla ditta aggiudicataria». Il Comune presentò tutti i documenti, informando le parti della necessità di trasmettere il progetto alla Soprintendenza che, a sua volta, dichiarò che non c’era l’obbligo di un parere. Un ping-pong di corrispondenza fra Comune, Beneduce e il prefetto che dichiarò di non avere le specifiche competenze per il controllo delle procedure. Quindi la nomina del commissario ad acta e l’ultima sentenza del Tar.

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