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lunedì 21 ottobre 2013
Guerra al pane killer: 17 sequestri
Pane preparato nelle cantine. Nei forni anche pezzi di legno verniciati Controlli a Torre Annunziata, Sant’Anastasia e Pomigliano: 50 denunce
Fonte: Metropolis
I forni dell’illegalità sono appartamenti adattati a negozi. Ci sono cesti di plastica con dentro marsigliesi e sfilatini, panini e pagnotte killer. Zero regole, nessuna norma igienico- sanitaria, polvere e sporcizia. I carabinieri prendono nota. Uno, due, tre, una decina di blitz in tutto e interi furgoncini di pane fresco appena sfornato che finiscono sotto sequestro. I forni della camorra non hanno autorizzazioni, e funzionano senza sosta, in tutta la provincia di Napoli. Chi vende ha poche colpe, perché lo fa per tirare a campare, è quello che c’è dietro che preoccupa. Anche perché, pagano i «pesci piccoli» e non chi gestisce l’affare. Funziona così. Su ogni chilo di farina che diventa pane c’è un guadagno del 400 per cento. Molta merce viene anche imposta a qualche salumeria «autorizzata ». Chi vende guadagna la giornata, chi trasporta poco meno, chi impasta meno ancora. Chi invece fa cassa sono le organizzazioni che tengono le fila di un mercato parallelo fantasma. Niente scontrini, niente fatture, zero spese. I controlli sono scattati a Napoli e provincia, condotti dai carabinieri in quella che hanno definito la crociata contro la panificazione abusiva.
Dalle prime ore del mattino di domenica l’operazione per la sicurezza alimentare ha innescato una raffica di perquisizioni. Verifiche ai forni, controlli alla rete di distribuzione e ai depositi del pane, fino ad arrivare alla vendita al dettaglio nei supermercati e per le vie cittadine, ovvero tutta la filiera del prodotto. Il bilancio è pesante. Sono stati sequestrati diciassette forni: uno a Frattamaggiore, uno ad Arzano, due a Pomigliano d’Arco, due a Sant’Anastasia, due ad Acerra, uno a Brusciano, uno a Castello di Cisterna, due a Giugliano in Campania, uno a Villaricca, uno a Sant’Antimo, due a Somma Vesuviana e uno a Torre Annunziata. I carabinieri precisano che non tutti i forni «fuorilegge » sono legati alle organizzazioni criminali, ma la percentuale è da considerarsi alta. O altissima. I forni sequestrati erano totalmente abusivi o, in alcuni casi, in condizioni igienico sanitarie pessime. In particolare in alcuni casi è stata trovata legna con chiodi e vernice pronta per essere utilizzata. In altri casi i forni erano ubicati in scantinati ed altri ancora in aperta campagna vicino alle stalle o comunque ad allevamenti di animali. Nel quartiere Sanità è stato scoperto un deposito abusivo dove il pane veniva conservato senza il rispetto delle norme igienico sanitarie per poi essere imbustato e distribuito ai clienti, ai ristoratori della zona e ad altri panifici. In totale 3.200 chilogrammi di pane sottoposti a sequestro. Saranno consegnati tutti allo zoo di Napoli e ai canili municipali del territorio della provincia. Una cinquantina le persone denunciate in stato di libertà «per inosservanza alla disciplina inerente l’igiene per la produzione e la vendita di sostanze alimentari». Numerose le sanzioni amministrative elevate. «Il pane tossico è nocivo alla salute come la frutta e gli ortaggi coltivati nella terra dei Fuochi e bene hanno fatto i carabinieri a intervenire con estrema durezza contro questo fenomeno». Lo sottolineano, in una nota, il leader degli ecorottamatori Ecologisti Francesco Emilio Borrelli, già assessore provinciale all’ agricoltura, e Mimmo Filosa presidente dell’ associazione panificatori campani Unipan che più volte hanno sollevato e denunciato il fenomeno. Secondo Borrelli e Filosa, «la camorra gestisce attualmente oltre 1500 forni abusivi sul napoletano e circa la metà di questo mercato alimentare in Campania». Da qui il l’invito alla popolazione campana a controllare la tracciabilità del pane che acquista per non correre il rischio di gravissimi danni alla salute e di ingerire materiale velenoso e fortemente cancerogeno che fa estremamente male soprattutto ai bambini».
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