Il patto del 1997 per demolire l’hotel e delocalizzarlo
Era il 19 luglio del 2007. Francesco Rutelli,
all’epoca ministro per i beni culturali, decise
di scendere in campo in prima persona
tentando di trovare una soluzione immediata
al caso dell’Ecomostro di Alumiri. Ci
fu un incontro a Roma fra tutte le parti. E
in quell’occasione ci fu la firma di un accordo
sancito fra ministero, Regione Campania,
Provincia di Napoli, Comune di
Vico Equense e società Sa.an.: confronti e
discussioni fino all’ok trovato fra gli enti e
l’impresa. Quindi venne stilato e firmato il
documento definitivo, composto da quattro
punti determinanti.
Ovvero messa in sicurezza del costone roccioso,
demolizione in tre mesi del gigante
di cemento, riqualificazione della zona (con
la possibilità di realizzare piccole strutture
ricettive, il punto su cui si è espresso negativamente
il Tar della Campania) e soprattutto
delocalizzazione dell’edificio del volume
di 18mila metri cubi con il restyling
dell’area a cura della società proprietaria
dello scheletro di cemento. L’albergo, insomma,
sarebbe stato realizzato con pari
volumetria a Vico Equense. A seguito
dell’accordo Rutelli, venne subito indetta
la conferenza di servizi. Ed è qui che spuntarono
intoppi. Soprintendenza e Autorità
di Bacino dissero no, si opposero alla
possibilità contenuta nell’intesa del luglio
1997 e l’amministrazione comunale di Vico
Equense informò Sa.an. dell’esito negativo.
Da qui il ricorso al Tar della Campania formulato
dalla società che acquistò l’Ecomostro
negli anni Novanta.
L’intesa promossa dall’ex ministro Rutelli
scatenò un’immediata bagarre. All’epoca,
l’allora senatore di Rifondazione comunista,
Tommaso Sodano, attuale vicesindaco
della giunta comunale di Napoli, bocciò
quell’accordo trovando il pieno sostegno
di altri 33 parlamentari. (Fonte: Salvatore Dare da Metropolis)
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