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martedì 4 marzo 2014

Quel piano Rutelli firmato 16 anni fa già respinto dal Tar

Bonifica dell’area, intesa flop

Fonte: Salvatore Dare da Metropolis 

Vico Equense - E’ l’ennesima puntata di una telenovela lunga quasi cinquant’anni. Ma al di là delle polemiche, ci sono anche sentenze che parlano chiaro. Come quella emessa qualche mese fa dal Tar della Campania che bocciò l’accordo Rutelli. Nessuna possibilità di demolire l’Ecomostro, almeno per il momento. Nessuna possibilità di una completa riqualifi cazione del litorale macchiato dallo scheletro dell’albergo che doveva essere costruito a quattro passi dal mare. Nessuna possibilità di realizzare al posto dell’Ecomostro un lido balneare con l’installazione di un solarium così come previsto in uno dei quattro punti del noto accordo Rutelli datato 1997. Decisione, quella del Tar, con cui venne respinto il ricorso presentato nel lontano 2008 da Sa.an. srl, società che acquistò il complesso nel 1993 e a cui successivamente subentrò, nel 2006, Sica srl. Sa.an. aveva impugnato la nota del Comune di Vico Equense che, nel maggio 2008, formulò l’esito negativo della conferenza di servizi indetta per approvare il progetto di riqualificazione ambientale dell’area presentato dalla società che intendeva dare esecuzione al terzo dei quattro punti stabiliti nell’accordo Rutelli. Ovvero, la possibilità - in conformità al Piano urbanistico territoriale dell’area sorrentino-amalfi tana - di eliminare le strutture di cemento, impiantare della vegetazione «caratteristica» della penisola e soprattutto piazzare strutture turisticoricreative stagionali «di facile rimozione e di bassissimo impatto ambientale la cui realizzazione sarà oggetto di appositi atti abilitativi rilasciati dal Comune».
 
Una serie di interventi che, in sede di conferenza di servizi, registrò 3 pareri negativi. Primo: quello della Provincia, che segnalò la necessità di provvedere prima al consolidamento del costone roccioso. Secondo: quello dell’Autorità di Bacino in quanto, secondo l’organismo, le disposizioni del piano di assetto idrogeologico impedirebbero la realizzazione di qualsiasi struttura e lo svolgimento di attività nell’area. Terzo: quello della Soprintendenza statale per la tutela dei beni paesaggistici che disse che le opere previste da Sa.an. erano in contrasto al Put e che in ogni caso occorreva un restyling completo della zona. Tre «no» che indussero l’amministrazione di Vico Equense a rigettare il programma della società che fece ricorso al Tar. Stando al giudizio espresso dal Tar, le obiezioni sollevate da Sa.an. sono infondate. La società contestava che lo stop fosse giunto senza che in conferenza di servizi venissero indicate le modifi che progettuali necessarie all’ottenimento dell’assenso per i lavori.

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