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domenica 14 giugno 2015

Monti Lattari: Richiami acustici nel “mirino” del Corpo Forestale dello Stato e del Wwf

Impianto rinvenuto sul Monte Faito
Penisola sorrentina - Cattive abitudini, oltre che illegali, dure a morire. Sono i cosiddetti richiami acustici, ovvero riproduttori elettronici di versi di uccelli i quali, piazzati nelle ore notturne, hanno il compito di attirare la fauna selvatica che il cacciatore di frodo andrà ad uccidere con comodo alle prime ore dell’alba. Un inganno, tra i tanti, alla fauna selvatica che, ancora un volta, ci rimette penne e peli. Si concludono in questi giorni le operazioni, iniziate in primavera, di pattugliamento antibracconaggio del Corpo Forestale dello Stato di Castellammare di Stabia agli ordini del Comandante Romualdo Apicella, assieme al WWF Penisola Sorrentina, che hanno proceduto all’individuazione e allo smantellamento di numerose postazioni per il richiamo delle quaglie e al sequestro degli impianti elettronici (altoparlanti, batterie, cavi elettrici e quant’altro) allestiti sui monti della penisola sorrentina dal Faito fino a Punta della Campanella (in particolare in località Monte Vicalvano e Colli S.Pietro a Piano di Sorrento, Monte di Torca e Deserto a Massa Lubrense, Moiano, Arola, Monte Comune e Faito a Vico Equense) In Penisola Sorrentina il concerto notturno dei richiami per le quaglie è ormai finito, sia perché il grosso del popolo dei migratori alati, che ha scelto la nostra terra come rotta strategica nei lunghi viaggi da nord a sud, è ormai transitato, sia perché decine di postazioni sono state individuate e smantellate nel corso degli ultimi mesi in diverse operazioni antibraconaggio. Durante i tanti sopralluoghi è accaduto anche che i richiami per le quaglie abbiano attirato l’attenzione su altri tipi di reati quali abusivismo edilizio, scarico di liquami, taglio di alberi, deposito di rifiuti, ecc.
 
E’ della scorsa notte l’ultimo rinvenimento, da parte del Corpo Forestale dello Stato e dei volontari del WWF, dell’ennesima postazione occultata tra la vegetazione sul Monte Faito, nel cuore del Parco Regionale dei Monti Lattari, dove tra l’altro sono stati rinvenuti, nascosti in un armadietto chiuso da catenaccio, numerosi proiettili da caccia. Le postazioni dei bracconieri che oggi individuiamo – ci spiega Claudio d’Esposito Presidente del WWF Penisola Sorrentina - sono al passo con i tempi: rigorosamente blindate in casseforti, apparentemente inespugnabili, chiuse da catene e catenacci, e con sofisticati impianti azionati da timer. Un tempo veniva utilizzata la classica autoradio con cassettina a nastro che riproduceva in “loop” il verso dell’uccello da catturare, oggi invece troviamo sofisticate schede elettroniche con pen-drive e dispositivi azionabili a distanza. Le robuste casseforti, nascoste nel sottosuolo della montagna, saldate ad arte e cementate nella roccia, sono allestite per evitare che il prezioso contenuto venga sottratto anche dagli stessi cacciatori rivali. Le casseforti contengono, assieme agli impianti e alle batterie, il timer per l’accensione e spegnimento programmato dei richiami che riproducono, da mezzanotte fino all’alba, il verso delle quaglie da catturare. Spesso, per poter sparare a caccia chiusa, i fucili vengono nascosti nella montagna dopo averne abraso la matricola, assieme alle munizioni, costituendo un ulteriore grave pericolo. L’uso per la caccia dei richiami elettromagnetici ed elettrici è vietato, ma evidentemente non per taluni cacciatori che ritengono di poter impunemente infrangere la legge e depredare, a proprio piacimento, l’avifauna migratoria cospargendo le montagne, con pazienza certosina e tenacia maniacale, di centinaia di metri di fili elettrici interrati al suolo e nascondendo le casseforti bunker. La mole del materiale rinvenuto alle pendici del Monte Vicalvano (oltre 200 metri di corrugato per impianti elettrici) e il fatto stesso che per interrare i fili elettrici ed allestire le casseforti sia stato indispensabile scavare, usare cemento e strumenti per rompere la roccia e per saldare, impiegando diverse ore di lavoro, proprio nei pressi di abitazioni, lascia chiaramente presupporre come i famigerati bracconieri siano gente del posto, ben conosciuti e tollerati dagli abitanti e dagli stessi amministratori locali. Infine c’è un’ulteriore considerazione da fare ed è che grossa parte di tali richiami viene rinvenuta spesso su soprassuoli percorsi dalle fiamme. Sul Monte Vicalvano, durante un sopralluogo dopo un incendio, sono stati rinvenuti impianti e casseforti con fili appena interrati che percorrevano proprio le aree appena bruciate. Tale circostanza, che non può apparire solo una semplice coincidenza, ci deve far riflettere sulla gravità di tali pratiche tanto anacronistiche quanto dannose, ma che purtroppo sono ancora tristemente tollerate nella mentalità di tanti.

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