Pagine

domenica 14 giugno 2015

Un monumento violentato dal colore: la Cattedrale di Vico Equense

di Aldo Aveta, ordinario di restauro architettonico alla Federico II, e direttore della scuola di specializzazione in beni architettonici e paesaggio 

Vico Equense - Sabato 6 giugno sono stato invitato a partecipare ad un evento gastronomico nella splendida cornice di Vico Equense. E’ stata una bellissima esperienza - che mi ha consentito di gustare le molteplici prelibatezze preparate da decine di chef emergenti ,provenienti da tutt’Italia - che si è svolta lungo le principali vie del centro, dove bar, ristoranti, negozi di vari genere erano stati trasformati in cucine e banchi per gli ospiti italiani e stranieri. Un’iniziativa importante, nel solco di una tradizione che a Vico ha storiche radici. L’occasione davvero eccezionale è stata, però, turbata da un inaspettato fuori programma: il Sindaco, avv. Benedetto Migliaccio, conoscendo le mie attività didattiche e di ricerca nel campo della Conservazione dei monumenti ed il mio ruolo istituzionale, mi ha invitato a visionare la facciata della Cattedrale, oggetto di un restauro quasi ultimato e con i ponteggi ancora montati, per esprimere un parere. Ho accettato l’invito e, attraverso le strette viuzze del centro storico, mi sono diretto con il primo cittadino verso il sito. Svoltato un angolo mi sono trovato di fronte ad una spiacevole sorpresa: la facciata della Cattedrale è stata oggetto di una aberrante operazione di restyling superficiale di ritinteggiatura con invasive e violente tonalità cromatiche di giallo e di rosso. Non ho potuto fare a meno di esprimere subito il mio totale dissenso sull’operazione compiuta: restaurare implica il rispetto per il monumento e, dunque, un’azione conservativa più che ripristinatoria. La scelta delle cromie è una delle attività da compiersi, ispirata anche da indagini scientifiche di tipo stratigrafico. Ma non è detto che occorra ripristinare la cromia originaria, dal momento che questa può essere stata modificata nei secoli fino ai tempi recenti. Sono da rispettare, piuttosto le forme, i materiali ed i colori che si sono consolidati nel tempo e che, quindi, sono presenti nella memoria degli attuali abitanti.
 
Non è un problema di scelta di tinte dalla tavolozza dei colori, quanto piuttosto, di analisi critica delle stratificazioni al fine di definire l’intervento più appropriato. Le stratificazioni che compongono il palinsesto avrebbero dovuto essere oggetto di attente riflessioni da parte del progettista, un architetto, e dell’Ente di tutela, rappresentato da un altro architetto, funzionario della Soprintendenza per i Beni architettonici. Ma, dispiace dirlo, il risultato dell’attività di tali due tecnici è davvero censurabile, con danni rilevanti ai valori architettonici, storici, simbolici e paesaggistici di tale importante monumento. Eretta agli inizi del XIV secolo su di un costone di roccia calcarea a picco sul mare e prospiciente sul borgo marinaro, la Chiesa della SS. Annunziata è stata oggetto, soprattutto nella facciata, di importanti lavori di rifacimento in epoca barocca. Altri interventi sono stati compiuti alla fine del XX secolo, dopo la chiusura al culto per i danni subiti dal terremoto del 1980. Dunque, una chiesa antica e stratificata, uno dei rari esempi di architettura gotica della costiera sorrentina, che presenta una facciata barocca visibile dalla costa e dal mare, rappresentata e documentata nell’iconografia storica. Di fronte alla violenza subita dalla facciata della Cattedrale non vi sono parole che possano esprimere ulteriormente il più totale dissenso dal punto di vista scientifico e culturale. Il contiguo campanile, a pianta quadrata e con una terrazza di coronamento merlata, per fortuna non è stato ancora oggetto di restauro. Intonaci e tinteggiature superficiali sono ancora lì, visibili, autentici, con la loro fisicità, con la loro materia in parte consumata, con la loro patina, con mancanze superficiali e cromie sfumate dal passaggio del tempo, dagli eventi meteorici, dai raggi solari. Ma c’è da sottolineare che a Vico Equense è accaduta una cosa straordinaria: la popolazione, attraverso i mass media locali, è insorta contro questo completo rinnovamento della facciata della propria Cattedrale. E’ un vero e proprio miracolo, perché difficilmente le comunità locali – generalmente apatiche e distratte – si schierano contro simili scempi. La sensibilità della popolazione va particolarmente apprezzata perché è spontanea, istintiva, cioè non supportata da specifiche conoscenze tecnico-umanistiche proprie del Restauro e della Conservazione. Eppure essa è in piena sintonia con le più moderne acquisizioni teoriche e disciplinari: interpreta ed identifica quella che Roberto Pane ha definito “l’istanza psicologica”. Gli abitanti di Vico Equense sentono forti sentimenti di rispetto e di amore per la loro Cattedrale, per i suoi valori storico-artistici, architettonici e paesaggistici e soprattutto di memoria storica e, pertanto, di fronte al totale rinnovo della facciata, hanno espresso il proprio sdegno e la propria contrarietà, avendo gli stessi chiaro il ricordo di come il manufatto fosse prima del cd. restauro recente. Sento, in conclusione, il dovere etico di essere dalla parte dei cittadini di Vico per una battaglia che è di tipo culturale. Le stratificazioni storiche che caratterizzano un monumento vanno salvaguardate, curate, consolidate e restaurate con il bisturi, non con l’accetta. Più che l’arroganza legata ad un potere discrezionale, occorre un solido bagaglio culturale, passione e capacità di governare un progetto complesso quale è quello di un Restauro, contemperando le diverse istanze (storica, estetica, psicologica), ed i principi condivisi dalla Cultura del Restauro. Un monumento è l’espressione della cultura di un popolo e non può diventare campo di sperimentazioni tecniche che, come in questo caso hanno cancellato ogni stratificazione storica impressa nella memoria dei cittadini. Cosa si può fare ora? Difficile a dirsi, se il danno risulta irreversibile. Certamente, se la comunità locale di Vico Equense intende proseguire nella sua battaglia culturale, tutto è ancora possibile e per il ruolo che ricopro sarò sicuramente al suo fianco, così come i docenti della Scuola di Specializzazione che dirigo.

1 commento:

  1. NON VOGLIO ENTRARE NELLA QUERELLE, MA VOGLIO SOSTENERE INVECE LA TESI DEL RUOLO DELLA SOPRINTENDENZA RAPPRESENTATA ATTRAVERSO I SUOI FUNZIONARI TUTTI= MENO DI ZERO. GRAN PARTE DELLE BRUTTURE PRESENTI SUL TERRITORIO SONO ASCRIVIBILI ALLA LORO SUPERFICIALITA'.

    RispondiElimina

La qualità e l’efficacia del blog dipendono quasi interamente dai vostri contributi. Si raccomanda, perciò, attinenza al tema, essenzialità e rispetto delle elementari regole di confronto. I messaggi diffamatori, scritti con linguaggio offensivo della dignità della persona, razzisti o lesivi della privacy, pertanto, non saranno pubblicati.