Bianca Savarese |
Fonte: Simona Brandolini da Il Corriere del Mezzogiorno
Vico Equense - «Non ho ancora espressamente rinunciato. E credo che alla fine dovrò accettare. Ma sta passando l’idea che chi non accetta è un lavativo, un bamboccione, uno che vuole stare vicino alla mamma». E non è così. «No, non lo è». Bianca Savarese, quarant’anni, una figlia di sei. Come molti un mutuo da pagare. Insegna dal 2002 filosofia. Supplenze annuali. «Così lo Stato risparmia due mesi di stipendio». Professoressa qual è il punto allora? «Il metodo di reclutamento. Siamo precari da 15 anni. Le faccio l’esempio della mia migliore amica: nella sua scuola ci sono una trentina di cattedre libere e lei invece dovrà andare a Genova. Le sembra non solo giusto, ma logico?». E quelle cattedre a chi andranno? «Andranno ovviamente a chi ha un punteggio inferiore al nostro. Cioé verranno occupate da chi è più giovane e forse senza famiglia e quindi disponibile a trasferirsi». Però, scusi, conoscevate le regole di ingaggio. Tant’è che molti hanno preferito non fare domanda. Perché lei invece ha deciso di rischiare? «Non è stato facile decidere. Ma guardi che non era per niente chiara la nostra sorte. Soprattutto se decidevamo di rimanere, non sapevamo quali incarichi ci fossero. Insomma ha regnato l’incertezza e così con tanti colleghi abbiamo deciso di fare domanda». Dove ha avuto l’incarico? «A Roma. Sono stato tutto sommato fortunata. Per questo alla fine non rinuncerò. Ma quando stamane (ieri per chi legge, ndr) ci siamo tutti ritrovati nell’ufficio scolastico regionale per le supplenze annuali, tirava un’aria di tristezza mista a rabbia. Mentre dovremmo essere felici dopo tanti anni di precariato di avere finalmente un contratto a tempo indeterminato».
E lei non è felice di essere stata assunta? «Lo sono, ma comincerà un altro calvario. L’ennesimo esodo. Ma noi cercheremo sempre di tornare a casa dove ci sono famiglia e mutui da pagare. Sempre e sa questo cosa significa?». Che non ci sarà continuità didattica nelle scuole a cui siete destinati. «Esatto e principalmente quindi al Nord. Non è un bene per noi che non troviamo pace, ma neanche per i nostri futuri alunni». Ha già cambiato idea: andrà a Roma. «Io adoro quello che faccio. E poi sarei depennata a vita, che faccio: apro un ristorante? Andrò ma cercherò sempre di tornare. Sempre».
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