di Filomena Baratto
Vico Equense - Il 25 aprile si ricorda la Liberazione dell’Italia dallo straniero e sono 71 anni che ricorre come festa nazionale, istituita nel 1946, volta a ricordare la lotta partigiana per scacciare nazisti e fascisti dall’Italia. La storia ci ricorda che il Comitato Nazionale di Liberazione si organizzò per combattere a oltranza contro il nemico, con tutti i mezzi possibili e, finalmente, dopo vent’anni, la dittatura fu scalzata via definitivamente. Fu quello il motivo ispiratore per la nascita della Costituzione, di grande valore etico e storico, che ancora oggi rappresenta un punto di riferimento per lo Stato. Da un po’ di anni a questa parte si storce il naso a parlare di Liberazione e Resistenza, come se si volesse annientare il lavoro di tanti partigiani e partigiane che cambiarono le sorti del paese. E se le donne ebbero parte alle elezioni del 2 giugno del 1946, fu anche grazie alla loro grande intraprendenza durante la Liberazione. I giovani, che non conoscono ancora bene il passato, devono prendere coscienza di ciò che è stato, di ciò che non deve mai più accadere e comprendere lo sforzo estremo dei partigiani in nome della libertà, del senso di appartenenza, della difesa dei loro diritti. E se la storia ci insegna a ricordare, non ci preserva poi dal non commettere più gli stessi errori. Col tempo gli errori hanno matrici diverse ma stessa dinamica e stesse situazioni. Liberare significa non avere alcun oppressore, significa una vita serena e senza coercizioni, con libertà di espressione e di comportamenti nel rispetto delle leggi.
Quando la libertà attiene a noi, siamo ben consapevoli di cosa sia, ma quando riguarda quella altrui, ci comportiamo come i nostri oppressori di un tempo. La liberazione è necessaria per trovare la libertà necessaria per una vita di pace. Senza Liberazione, la libertà non avrebbe avuto seguito e non senza sforzo estremo, con un atto di volontà al limite, con la voglia di farcela andando fino in fondo.
Senza quella storia, non potremmo oggi raccontare e festeggiare la Resistenza, né conoscere il valore della libertà per noi e per gli altri. Si è sempre oppressori di qualcuno e oppressi da altri e forse la libertà ha diversi volti e non è per forza relegata a quel lontano 1945, quando l’Italia dovette combattere per scacciare i Tedeschi. Quella è stata una lezione esemplare, che forse non riusciremo più a emulare e dopo quella data, tutto è cambiato. Si è veramente liberi se si possono intraprendere percorsi per migliorare la vita, per crescere, per approfondire, per comprendere che l’oppressore, a volte, ha mille facce, come il non voler liberarsi dall’ignoranza, non voler vedere e il non voler cambiare. In ogni tempo non siamo mai completamente liberi, sempre legati a qualcosa o qualcuno e non comprendiamo, talvolta , quando anche gli altri aspirano alla libertà. Da quando nel nostro mare circolano i barconi stracolmi di migranti, si sono attutite un po’ le brutture delle foto del passato, che fino a poco tempo fa ci sembravano insopportabili. Le immagini dei lager, come quelle della fucilazione di Mussolini l’8 maggio 45, o quelle dei partigiani o lo scempio dell’Isis, tutte mostrano il loro dolore e nessuna risulta più dolorosa dell’altra. Forse quelle di oggi non le credevamo possibili e solo per questo reputiamo i moderni massacri più macabri e raccapriccianti di quelli di ieri. La libertà è un po’ come la verità, ciascuno anela alla sua, che può essere diversa e contrastante con quella degli altri. La libertà dei migranti è quella di raggiungere la meta credendo di vivere finalmente in pace, la libertà degli scafisti disonesti è quella di fare soldi, credendo che, alla fine delle stagioni con i barconi, si avrà tempo per vivere sereni. E anche oggi, che sembra di essere stati liberati dal nemico, abbiamo il nostro oppressore di turno. La storia ci insegna a non fare gli stessi errori, anche se poi ne facciamo di diversi e, ancora, ci trasmette una verità incontrovertibile che, sopra ogni cosa, c’è la libertà, senza la quale l’uomo non evolve. Il tempo non deve far cadere nell’oblìo i grandi momenti storici e, tra questi, la Liberazione è stato un momento significativo. Tutti coloro che hanno avuto i loro padri e i loro nonni, parenti e amici a combattere durante la Resistenza, possono comprendere meglio le idee e le motivazioni che hanno indotto i loro cari a cambiare. La storia ci racconta delle loro aspettative, dei sacrifici e le loro battaglie per conquistare una libertà che sarebbe stata anche per i loro figli. La festa della Liberazione è un momento indimenticabile di sforzo e di lotta fatta con tutti i mezzi a disposizione per scacciare lo straniero. Ci ha insegnato che, darsi da fare e trovare strategie per non mollare, porta sempre alla vittoria.
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