Sorrento - La valorizzazione di un bene di straordinaria valenza culturale, storica e ambientale come il Vallone dei mulini passa, innanzitutto, da un’adeguata cartellonistica informativa. Che, al momento è assolutamente insufficiente, e per lo più danneggiata dalle intemperie e “vittima” di una incuria determinata da una manutenzione evidentemente inesistente.
Quello che può sembrare un semplice dettaglio è, invece, un indicatore chiaro del trattamento riservato ai “tesori” della nostra città, la cui valorizzazione non può assolutamente non partire da un’adeguata informazione sul posto. Informazione sotto-forma di “cartellonistica” e/o “segnaletica”, a beneficio dei tantissimi turisti (e non solo) che visitano la nostra terra.
Proprio per questo, il Movimento 22 dicembre di Sorrento ha elaborato una lettera al sindaco Giuseppe Cuomo per chiedere se è intenzione della Sua amministrazione comunale sostituire l’attuale segnaletica con una che evidenzi una peculiarità non di poco conto: e cioè che il Vallone dei mulini, dal settembre 2012, si “fregia” del titolo di “bene culturale”, su disposizione del Ministero per i beni e le Attività culturali. Il sito è a tutti gli effetti sottoposto ai vincoli paesaggistici e culturali di legge.
“Questo luogo e il suo mulino abbandonato – scrive il Movimento 22 dicembre - sono uno dei topos principali di Sorrento: la sua immagine compare sempre nelle gallerie fotografiche sui luoghi ‘più suggestivi’ del pianeta, diffuse dai giornali e dai siti-web più importanti: ‘Corriere della Sera’ e ‘Il Post’ per l'Italia, ma soprattutto ‘National Geographic’ e ‘Reddit’ per gl Stati Uniti e i Paesi anglofoni, così come le sezioni francofone di ‘Huffington Post’ in Francia e in Quebec”.
“Tuttavia – prosegue il Movimento 22 dicembre -, è nel resto del web che il ‘Vallone dei Mulini’ mostra e conferma il suo grande richiamo iconico: in un suo contributo sull’identità visiva di Sorrento, la semiologa Bianca Terracciano osserva che l'immagine del mulino sui siti-web Flickr e Panoramio suggerisce una Sorrento contemplativa, ovvero un paesaggio ‘che non va gestito come un semplice bene tangibile da cui trarre profitto economico, ma che è emozione, vissuto, stile di vita’, ovvero un ‘paesaggio percettivo’. La storia del luogo è stata ben raccontata da Miniero ed Ercolano in un libricino del 1990 pubblicato dal Lions Club Penisola Sorentina e del suo valore onomastico e simbolico ha scritto l'antropologo Giovanni Gugg”.
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