di Filomena Baratto
Vico Equense - Stamattina in barca c’è stato un momento emozionante, uno di quelli che quando arrivano non ti avvisano. Ero stesa a prendere il sole e a rileggere “La linea d’ombra”, ancora una volta. La posizione in cui stavo non era per niente comoda e ho resistito per una mezz’ora a leggere, poi non facendocela più, ho dovuto appoggiare il viso sul libro, coperta da occhiali e cappello. Lo sguardo è andato oltre la battagliola e in quello spazio ho guardato l’orizzonte. C’era una vela in lontananza, un piccolo gozzo e una barca della Guardia Costiera. Guardavo due nuvole bianche a batuffolo come fossero finte, sparse in un cielo dai colori rosa appoggiato alla linea blu del mare. E’ stato in quel momento, appoggiando lo sguardo tra i batuffoli e le barche, che ho avuto un’emozione ricordando qualcosa, e ho ringraziato Dio. E’ difficile rivolgersi al Signore per ringraziare, di solito lo facciamo per chiedere. Ho voluto ringraziare per tante cose, mi è sembrato un tempo perfetto, o un tempo in cui si capisce tutto. Pensavo ad alcuni passi letti molto significativi di Joseph Conrad, a un momento da ricordare e non volerlo lasciare, a me sulla barca che scivolava sull’acqua come una tavola, con onde leggere, come capricci rincorrersi e mio padre al comando, andando piano, facendo attenzione che, ad ogni passaggio di barca, le onde non mi facessero sobbalzare.
Quante cose abbiamo che non comprendiamo! Quanta forza ci danno gli altri con la loro vita! Capire che siamo voluti bene è più difficile di dire semplicemente che qualcuno ci voglia male! Nelle nostre giostre quotidiane, non abbiamo dove sgomitolare i pensieri e leggerci. In barca distesa, col profumo di mare e di sale che mi invadeva, ho aperto la mente imponendomi di non leggere alcun display se non il mio. Quando sulla barca mi distendo a prendere il sole, mio padre mi guarda con tutto il bagaglio dei suoi pensieri e rispetta il mio silenzio vedendomi assorta più che distesa al sole. Sa che rifletto, mi lascia ai miei tempi, i miei spazi, a tratti ci incontriamo nei nostri piani interiori e sappiamo che è un silenzio d’oro. Ho ringraziato per avere tutto questo, anche la capacità di capire, provare, sentire e non c’è emozione più forte di quella che nasce dalle nostre scoperte, dal profondo dell’anima che si presentano a noi come epifanie.
Un gabbiano si è appoggiato sull’acqua in mezzo alle barche a prelevare qualcosa, ma non ce l’ha fatta e subito è volato via e ho pensato che ci riproverà. In quel gesto il suo ricominciare, ma anche quello di tutti noi, ricominciare sempre. So che è difficile ringraziare per quello che siamo, che viviamo, ma quando accade ha un valore di riscoperta di se stessi, e di volersi e volersi ancora. Un’affermazione di noi e di chi ci ha donato la vita.
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